La magistratura spagnola ha deciso ancora una volta di sfidare la legislazione internazionale e il buon senso. Il Tribunale supremo ieri ha deciso di respingere la richiesta dei legali del segretario di Esquerra Republicana, Oriol Junqueras, di sospendere in via cautelare il provvedimento della Giunta elettorale centrale, un organo amministrativo che la settimana scorsa aveva deciso di avocare a sé la decisione sullo status di europarlamentare del politico catalano, annullandolo fra le perplessità di molti giuristi.

La perplessità nasce dal fatto che Junqueras è in attesa della decisione dello stesso Tribunale supremo sulla sentenza del 19 dicembre del Tribunale di Giustizia dell’Ue che aveva sentenziato che Junqueras, mentre era in carcere in attesa di giudizio, aveva acquisito lo status di europarlamentare e dunque la relativa immunità. E che pertanto il Supremo avrebbe dovuto consentirgli di prendere possesso del suo seggio.

La logica vorrebbe che le istituzioni spagnole accettassero l’ennesima batosta internazionale e per evitare di peggiorare le cose facessero marcia indietro. È chiaro che questo non avverrà. Mentre Carles Puigdemont e Toni Comín, che si erano rifugiati a Bruxelles, da lunedì parteciperanno alle sedute del parlamento Ue protetti dall’immunità, Junqueras, che è in carcere da più di due anni ed è stato condannato a 13 anni per i fatti catalani a ottobre, dovrà avere pazienza. Esquerra non vuole tirare la corda e preferisce vincere sul piano giuridico e politico che trovare scorciatoie. Come quelle che, velenosamente, prefigurava solo due giorni fa la portavoce del governo catalano, Meritxell Budó (di Juntsxcat), che aveva parlato di «misure» che avrebbero preso per permettere a Junqueras di recarsi a Bruxelles lunedì, facendo scattare campanelli d’allarme a Madrid come a Barcellona: la ministra di giustizia catalana, competente sulla gestione delle carceri catalane (dove si trovano i condannati), di Esquerra, aveva subito smentito, seguita a ruota dalla difesa dello stesso Junqueras: nessun permesso straordinario è «tecnicamente corretto né possibile, non entra negli obiettivi strategici. Noi vogliamo che lo liberino».

La strategia di Esquerra di cercare faticosamente di riportare il conflitto su binari politici con Madrid, nonostante le difficoltà e le rigidità dei socialisti, ha fatto saltare i nervi a JuntsxCat, che si è arroccata su una posizione di scontro con Madrid, di rifiuto di qualsiasi dialogo col «nemico» e di contrarietà ad accettare le decisioni legali (per quanto discutibili siano). Ventilare la possibilità di lasciar “uscire” Junqueras in fragrante infingimento della legge fa parte di questo piatto avvelenato da far ingoiare agli odiati soci, “pattisti” con Madrid.

Intanto i socialisti cominciano a far filtrare informazioni sul nuovo governo. Si confermano i ministri annunciati di Podemos ma con un colpo basso: Sánchez si inventa una quarta vicepresidenza che diminuirà ancora di più il peso della vicepresidenza viola. Oltre a Iglesias, ci saranno per la prima volta ben tre donne a lato di Sánchez. Bocche cucite in Podemos, nel rispetto del protocollo di «coordinazione, sviluppo e seguimento» dell’accordo di governo, firmato mercoledì, per quanto riguarda il capitolo dedicato alla «risoluzione delle discrepanze fra soci di governo».