Dopo gli importanti segnali giunti nelle scorse settimane da Svezia e Regno Unito, anche la Spagna ha mosso un grande passo avanti verso il riconoscimento dello Stato palestinese, proprio nel giorno in cui Israele piangeva i sei morti dell’attentato alla sinagoga di Gerusalemme. Per una volta, maggioranza e opposizione hanno raggiunto un accordo quasi unanime ratificando nella sessione parlamentare di martedì una storica risoluzione, voluta da Partito socialista, che «sprona il governo al riconoscimento dello stato palestinese». Non è quindi un vero e proprio riconoscimento ufficiale: il voto ha sancito piuttosto una dichiarazione d’intenti che, pur senza effetto di legge, ha un importantissimo significato politico, tanto più se si considera la nefasta coincidenza con i fatti di sangue di Gerusalemme. Prova ne è anche il fatto che alla votazione hanno assistito sia il rappresentante dell’Autorità palestinese Amer Odeh (foto reuters), sia il ministro degli esteri spagnolo Manuel García-Margallo, intervenuto per esprimere la «speranza che la storica sessione possa fluidificare il processo di negoziazione che langue da molti anni».

Il testo, approvato con 319 voti favorevoli, due contrari (tra le fila del Partido popular) e un’astensione, è stato il risultato di una lunga negoziazione: in cambio del consenso del Pp (che ha maggioranza assoluta in Parlamento), alcune importanti richieste sono state omesse dal testo definitivo: Izquierda unida e il Grupo mixto, ad esempio, hanno rinunciato ad imporre l’indicazione di una data (la fine dell’attuale legislatura) per l’ufficializzazione del riconoscimento e l’avvio di una trattativa per la restituzione dei territori occupati.

Sotto il velo dell’unanimità si nasconde un prevedibile gioco di contrappesi e di concessioni: «Mi rendo -ha dichiarato Trinidad Jiménez, ex ministro degli Esteri sotto il governo Zapatero e portavoce socialista nelle negoziazioni – che il testo si spinge troppo in là per alcuni, mentre per altri è insufficiente. Però ha il valore aggiunto del consenso».
Jiménez ha poi cercato di stroncare sul nascere eventuali polemiche e strumentalizzazioni politiche precisando che la risoluzione «non vuole favorire né osteggiare nessuna della parti».

L’ambasciata israeliana, tuttavia, ha espresso perplessità sulla risoluzione, richiamando l’attenzione sui possibili rischi che essa comporterebbe. Un messaggio di disapprovazione lanciato nonostante le concessioni di Rajoy, che, stando a quanto riferisce El País, avrebbe ceduto alle pressioni della rappresentanza diplomatica israeliana, chiedendo direttamente la soppressione di un paragrafo, che avrebbe fatto storcere il naso a Netanyahu in persona. Poche righe, che avrebbero però dato via libera ad un’azione unilaterale della Spagna, estromettendo Israele da un’eventuale decisione sul riconoscimento definitivo della Palestina: «Se la negoziazione si rivela impossibile o viene ritardata in maniera ingiustificata, il riconoscimento dello stato palestinese sarà la maniera di portare avanti la causa della pace». Così recitava la prima versione del testo, resa alla fine più innocua e molto meno indigesta per Netanyahu: «il governo – si legge nella stesura definitiva – si impegna a intraprendere azioni in coordinazione con la comunità internazionale e in particolare con l’Unione europea, tenendo in considerazione i legittimi interessi, le preoccupazioni e le aspirazioni dello Stato di Israele». Un cambio sostanziale dietro al quale, però, non ci sarebbe la mano di Rajoy, per il ministro degli Esteri spagnolo. García-Margallo ha giustificato i ritocchi riferendosi a quanto emerso nell’incontro dello scorso lunedì con i suoi omologhi europei: «Se l’obiettivo è quello di accordare con gli altri paesi membri il riconoscimento della Palestina, non ha senso che ogni singolo Stato imponga le proprie condizioni, né che la Spagna decida autonomamente quando la negoziazione è impossibile si ritardi in maniera ingiustificata».

Stando così le cose, sembrerebbe che l’efficacia pratica della risoluzione – almeno sul breve termine – sia abbastanza limitata. Il che non toglie che la Spagna abbia tagliato un traguardo storico sulla via verso il riconoscimento della Palestina.