Il messaggio che viene dalle piazze di cento città di dodici paesi europei non può essere più chiaro: Fuck the troika, affanculo la troika o que se lixe a troika, quest’ultimo il grido dei manifestanti portoghesi, che sono riusciti a trasformare questa in una manifestazione di livello continentale: popoli uniti contro la Troika».
Ma è dalla Spagna che si spera che il grido arrivi più forte: gli «uomini in nero» di Bruxelles sono proprio in questi giorni a Madrid per fare un rapporto sul riscatto della banca deciso dal governo Rajoy e sul grado di implementazione delle riforme «suggerite» dagli organismi internazioni. Proprio quelle riforme del lavoro e delle pensioni, e quelle che smantellano sanità ed educazione che sono state protagoniste degli slogan più citati nelle manifestazioni delle città spagnole e non solo.
Questa settimana, proprio in preparazione di una strategia di lotta che punta a unire le proteste europee, a Madrid si sono incontrati Cayo Lara, segretario di Izquierda Unida, Alexis Tsipras, leader di Syriza e il presidente della sinistra europea, il comunista francese Pierre Laurent. In un paese in cui la disoccupazione è la principale «azienda» con i suoi sette milioni di «non impiegati», sono molte le città dove si è marciato per sfogare la rabbia contro un governo che sembra ascoltare più le esigenze del grande capitale transnazionale che quelle dei propri cittadini. Le principali a Madrid («que se joda la troika»), dove la manifestazione ha percorso il Paseo del Prado fino Plaza Cibeles proprio sotto il Banco de España, e Barcellona («que es foti la troika»), dove la marcia è partita dalla centralissima Plaça Universitat per arrivare a protestare davanti alla delegazione della Ue in Paseig de Gràcia. Le manifestazioni spagnole si sono svolte senza incidenti e con una presenza relativamente discreta della polizia. L’unico momento di tensione registrato alla chiusura del giornale è stato il tentativo di alcuni manifestanti a Madrid di deviare per andare a protestare sotto le finestre di Rajoy in calle Génova, tentativo da cui hanno desistito dopo aver incontrato la polizia schierata a difesa della sede del Pp. A Barcellona si sono viste molte bandiere greche e molti cartelli di solidarietà con i manifestanti turchi («Istambul you are not alone»), una cui delegazione si è unita ai manifestanti. Immancabili gli iaioflautas (il collettivo di anziani indignati), la piattaforma in difesa delle vittime della ipoteca (Pah) e le bandiere repubblicane. Per certificare l’unione ideale con Lisbona, si è ascoltata anche Grandola, Vila Morena, la canzone simbolo della rivoluzione dei garofani che viene cantata dai manifestanti portoghesi soffocati dalle misure della Troika, e molte versioni di Bella ciao. «Non sono paranoika, è colpa della troika» e «stop austericidio» fra i migliori cartelli che si sono letti per le strade di Madrid. Le prime stime delle cifre sono come sempre incerte. A Madrid si parla di decine di migliaia di persone, mentre a Barcellona le persone scese in piazza sarebbero alcune migliaia.