Per ora lo si sfoglia online, il libro fotografico intitolato Project192 che vuole evitare l’oblìo delle altrettante vittime dell’attentato a firma di al Qaeda (esattamente 911 giorni dopo l’11/9 del 2001 a New York), avvenuto a Madrid l’11 marzo 2004. Dieci anni fa, dieci esplosioni in rapida successione per sventrare uno dopo l’altro i convogli di tre treni carichi di pendolari che si stavano recando nella capitale spagnola all’ora di punta del mattino, le 7.30, nelle varie stazioni di Atocha, il principale snodo del traffico ferroviario, El Pozo del Tio Raimundo (vicino al parlamento regionale di Madrid) e nella periferica Santa Eugenia. Era la vigilia delle elezioni, l’atmosfera politica tesa, al potere c’era il partito popular con Josè Maria Aznar entrato in guerra assieme a George W. Bush contro l’Iraq l’anno precedente, ma quelle elezioni poi, forse anche in risposta allo choc subìto da quell’inaudita violenza, portarono alla guida del paese il socialista Josè Luis Zapatero.

Centonovantadue persone uccise, oltre duemila ferite. Project192 è pensato proprio «per non dimenticare»: nato in rete su idea di Ciro Prota, fotografo napoletano che vive a Parigi, ha chiamato a raccolta professionisti e non, da tutto il mondo, per creare 192 immagini in bianco e nero, ognuna abbinata a un nome, il quale – secondo le indicazioni base – doveva essere presente e ben visibile nella foto assieme a un elemento ferroviario, a libera scelta e interpretazione, sempre nel rispetto e nel ricordo delle vittime, evitando retoriche e/o pietismi, ognuno/a con la propria visione artistica.

Ne sono uscite immagini toccanti, a volte quasi giocose, altre suggeriscono l’orrore che devono aver vis(su)to gli uomini e le donne, i ragazzi e le ragazze, quella mattina di un giorno qualsiasi nella loro vita, cancellata per sempre. Tracce di anime che si esprimono in due mani sul finestrino (Virgilio Fidanza per Angel Pardillos Checa), una scarpa abbandonata sui binari (Cristina Finotto per Enrique Garcia Gonzalez), una silhouette femminile in fondo a un corridoio di un probabile vagone di trasporto sulle cui pareti sono appese foto ricordo e foto di viaggio (Bianca Costa per Eva Belen Abad Quijada), un palloncino con iscritto un nome che s’innalza nel cielo scuro sopra una linea di binari che conduce verso un orizzonte infinito (Alessandra Favetto per Federico Miguel Sierra Peron). L’assenza, il lutto, l’attesa sono invece visualizzati nell’immagine di una donna seduta su una panchina circondata da valigie: si legge il nome Francisco Antonio Quesada Bueno (foto di Angela Regina).

Alcune composizioni si ripetono, ciò crea un ritmo visivo musicale silente, l’unico suono sempre uguale sorge ogni volta che si clicca per girare pagina: il rumore riconduce brutalmente al presente, al qui e ora di quella strage, scandendo inoltre il pensiero che vola al ricordo di tante altre persone sconosciute, vittime in numerosi attentati simili di cui soprattutto in Italia c’è un lungo elenco… dall’Italicus nel 1974 alla strage di Bologna nel 1980. Quest’ultima, per altro, è presente in questo percorso di memoria in una foto scattata proprio davanti alla lapide delle 82 vittime nella sala d’attesa della stazione, allora esplosa: si vede un’ombra nera accanto all’enorme squarcio realizzato in vetro nella parete di cemento «per non dimenticare» (Alberto Valente per Javier Mengibar Jimenez) caricando di un duplice valore storico-simbolico quella rappresentazione bidimensionale, sempre in bianco e nero, di ombre nere e lettere incise nella pietra bianca. Semplici segni di immensa potenza emotiva.

Chi vuole invece farsi incantare dal flusso continuo delle stesse immagini può cliccare sul video-M11: ventidue minuti sonorizzati con brani di musica ambient sono online assieme al photobook citato sul sito www.projet192.org, mentre oggi, alle ore 15, c’è l’appuntamento nella «reale» piazza Navona a Roma per un flash mob M11: una mostra-performance dei 192 fotografi di varie nazionalità giunti nella capitale per portarle in piazza, quelle immagini, appese al collo, per testimoniare la forza della fotografia come documento sociale.

Lo scopo dell’association Project192 fondata per l’occasione è realizzare una mostra fotografica in Italia e all’estero in memoria degli attentati alle stazioni ferroviarie di Atocha, El Pozo e Santa Eugenia a Madrid e, in futuro, anche su altri temi. L’idea – ci ha spiegato via mail Ciro Prota – risale a sei anni fa. In Francia aveva rivisto le terribili immagini degli attentati, in particolare quelle in cui la gente era fuggita sulle scale per essere poi travolta, anche lì, dai secondi scoppi: erano immagini che aveva introiettato sin dal 2004. Dall’iniziale progetto che prevedeva 192 stazioni di metrò parigine per creare un evento in solitaria, era nato poi l’appello plurilingue su Facebook: Prota lanciò la sua ricerca di fotografi. Nel giro di soli dieci giorni, ricevette tantissime adesioni, il primo dicembre 2013 aveva associato i nomi e, dopo due mesi di duro lavoro, tra relazioni via mail e selezioni, il 5 febbraio il book era già online.