«Riconosco che bisogna fare autocritica, perché c’è stato un momento in cui le condizioni nel porto di Arguineguin potevano non essere le più adeguate per degli esseri umani».
Ci sono volute settimane, ma alla fine il governo spagnolo ha chiesto scusa per il modo a dir poco inadeguato con cui ha gestito la crisi migratoria nelle isole Canarie. A farlo, parlando in televisione a nome dell’esecutivo, è stato ieri il ministro della Difesa Margarita Robles annunciando che l’esercito ha messo a disposizione una struttura in grado di ospitare 800 migranti e nella quale sono già state trasferite 400 persone. E sempre ieri il ministro dell’Interno Fernando Grande Marlaska si è recato a Rabat per discutere con il collega marocchino come fermare le partenze delle barche dirette in Europa.

Intanto sulle isole, dove dall’inizio dell’anno sono sbarcati oltre 18 mila migranti, un numero mai registrato nella storia dell’arcipelago spagnolo, la situazione diventa sempre più tesa, con le organizzazioni internazionali come Human Rights Watch e gli attivisti locali che denunciano i trattamenti «disumani» ai quali vengono sottoposti i migranti.

Almeno 1.800 di loro sono stati spostati, in pullman, verso strutture a Las Palmas, la città più grande dell’arcipelago, in silenzio e lontano dalle telecamere, ma si tratta di un numero risibile rispetto alle esigenze dell’isola e soprattutto alle capacità delle autorità locali di gestire l’emergenza.

Da giorni, ormai, più di duemila persone sono ammassate sui moli del porto di Arguineguín, nell’isola di Gran Canaria. «E’ impossibile garantire un minimo di decenza: freddo, condizioni igieniche, impossibilità di dormire. Una parte di loro è stata spostata dalla zona del porto, ma alcuni residenti hanno filmato migranti che, smarriti, si aggiravano per l’isola e questo ha scaldato ancora di più gli animi dei residenti», racconta Octavia, volontaria di un’associazione civica, che assieme ad altre realtà della società civile ha organizzato una manifestazione lo scorso 14 novembre. «C’è un bagno chimico ogni 40 persone, le tende sono fatiscenti ormai, e all’interno di trovano più delle 400 persone per le quali sono attrezzate e pensate. Secondo i protocolli Covid, inoltre, eventuali positivi dovrebbero avere tende per l’isolamento! Per non parlare dei diritti: quasi tutti sono trattenuti oltre le 72 ore previste dalla normativa spagnola (come ha denunciato anche Hrw, ndr) e ci sono ancora donne e bambini».

A sostenere che le condizioni dei migranti siano insostenibili non sono solo le associazioni. Arcadio Diaz Tejera, un giudice che lavora sull’immigrazione, ha dichiarato alla stampa che le condizioni del migranti al porto sono «disumane e degradanti» e che le persone sono ammassate «come bestiame» sul molo. Anche il sindacato di polizia spagnolo ha protestato con il governo, definendo «insostenibile» lavorare in queste condizioni.

Oltre ai trasferimenti in continente, ci sono state almeno 200 espulsioni immediate verso il paese d’origine (il Marocco, con il quale la Spagna ha degli accordi di riammissione). Secondo le associazioni, però, a queste persone non è stato garantito un traduttore e quindi è stata loro negata la possibilità di capire quello che accadeva o la possibilità di chiedere asilo politico. Circa 1200 persone, intanto, sono state alloggiate nei centri dell’isola, mentre circa 5 mila migranti sono alloggiati in hotel e strutture turistiche vuote a causa della pandemia. Il resto è al porto, senza assistenza, minori compresi. E si continua a partire, nonostante una rotta molto pericolosa, con le forti correnti dell’Oceano affrontate con piccole imbarcazioni.

A ottobre, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), almeno 140 migranti diretti alle Canarie sono annegati dopo che l’imbarcazione sulla quale si trovavano – dove trovavano 200 persone – è affondata al largo delle coste del Senegal. La barca ha preso fuoco e si è capovolta poco dopo aver lasciato la città di Mbour.