Nella politica spagnola niente è come prima. L’ultimo esempio del cambiamento in corso sono le elezioni primarie organizzate dalla federazione madrilena di Izquierda unida (Iu) per scegliere i candidati sindaco e presidente della regione: non era mai accaduto che una decisione così importante fosse affidata a iscritti e simpatizzanti. Segno ulteriore che l’irruzione in scena di Podemos (8% alle europee, col vento in poppa nei sondaggi) e l’onda lunga del movimento degli indignados smuovono le acque nella sinistra iberica: ed è un bene, anche se i problemi non mancano.

L’anno prossimo gli spagnoli voteranno in maggio per municipali e regionali, e in autunno per le politiche: ogni esito appare, allo stato attuale, possibile. Per la sinistra di alternativa le urne del 2015 sono un’occasione imperdibile, e non è fantascienza pensare a uno storico riequilibrio dei rapporti di forza con la sinistra moderata dei socialisti del Psoe guidati dalla «camicia bianca» Pedro Sánchez. Il Partido popular (Pp) del premier Mariano Rajoy continua a risultare dai sondaggi la forza di maggioranza relativa, ma sotto di 15 punti rispetto alla somma dei voti delle liste progressiste (30% contro il 45% di Psoe, Podemos e Iu).

Se le tre sinistre spagnole troveranno un’intesa è presto per dirlo. Non è da escludere che di fronte a uno scenario di ingovernabilità «all’italiana» l’anno prossimo nasca la prima «grande coalizione» in terra iberica. Quel che è molto più probabile è una convergenza alla sinistra dei socialisti, fra Podemos e Iu. E l’occasione per sperimentare l’alleanza potrebbero essere le elezioni locali, in vista delle quali sono in gestazione piattaforme unitarie – Ganemos – nelle principali città del Paese, a partire da Madrid e Barcellona.

La posta in gioco delle primarie di Iu nella capitale è proprio il pieno coinvolgimento dell’organizzazione guidata da Cayo Lara al progetto Ganemos, che al momento attuale si presenta come un’esperienza interamente «di singoli e dal basso», ma che punta esplicitamente a includere le forze organizzate. Una parte di Iu non ha dubbi che quello sia lo spazio politico in cui muoversi, mentre un’altra ritiene che sia necessario mantenere, pur nella collaborazione, una maggiore autonomia. In estrema sintesi: quelli vicini a Podemos e quelli un po’ più freddi verso il movimento guidato da Pablo Iglesias, ritenuto troppo «populista».

Il 30 novembre si terranno le primarie e il nodo verrà sciolto: fra i candidati (alla presidenza della regione) c’è la 35enne Tania Sánchez, consigliera uscente di Iu e compagna del carismatico leader di Podemos. È la più conosciuta e appare la favorita. Compete in una sorta di ticket insieme al 48enne Mauricio Valiente, che aspira al ruolo di candidato sindaco della capitale. In realtà, i vincitori delle primarie di Iu avranno innanzitutto di fronte a loro il compito di stabilire i termini nei quali l’organizzazione farà parte (o meno) della coalizione Ganemos, facendosi magari successivamente da parte a vantaggio di una leadership rappresentativa di tutte le componenti. Si sa che Podemos intende lanciare nella corsa a sindaco di Madrid Juan Carlos Monedero, «inventore» insieme a Iglesias di quella lista.

Se la discussione su nomi e formule non assorbirà troppe energie, l’area della sinistra di alternativa ha le carte in regola per un ottimo risultato alle amministrative. Il Pp madrileno è in piena crisi: difficilmente la capitale (città e regione) potrà continuare ad essere la roccaforte che è stata negli ultimi vent’anni in cui è stata laboratorio delle politiche neoliberali poi attuate a livello nazionale. L’attuale sindaco Ana Botella ha già annunciato che non si ripresenterà, e il governatore Ignacio González è una figura incolore. A differenza dell’ex governatrice Esperanza Aguirre, che non fa mistero di desiderare un ritorno sulla scena.