Crisi diplomatica fra Madrid e Caracas. Al centro, le roboanti esternazioni dell’ex presidente del governo spagnolo, Felipe Gonzalez, contro il Venezuela di Nicolas Maduro. Il parlamento venezuelano ha dichiarato Gonzalez «persona non grata». Maduro ha protestato contro le ingerenze esterne e ha accusato Madrid di «appoggiare il terrorismo» nel suo paese e di animare una rete eversiva internazionale. «Rajoy pretende distogliere l’attenzione dai problemi interni della Spagna, dalla gigantesca corruzione, parlando male delle conquiste della rivoluzione bolivariana», ha detto il presidente venezuelano. Il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Garcia-Margallo ha convocato il suo ambasciatore a Caracas.

Le relazioni tra Spagna e Venezuela stanno vivendo momenti di tensione sempre più alta soprattutto dopo le prese di posizione della destra spagnola a favore di quella venezuelana. Il parlamento madrileno ha approvato una proposta di legge, presentata sia dal Partito popolare (governativo, di centro-destra) che dal Partito socialista (Psoe, principale forza di opposizione). Il testo chiede al governo spagnolo di intraprendere iniziative, anche internazionali, per ottenere la libertà di alcuni esponenti politici delle destre venezuelane, accusati di golpismo o di aver diretto le violenze dell’anno scorso contro Maduro (43 morti e oltre 800 feriti). Al VII vertice delle Americhe, che si è tenuto a Panama, le destre spagnole e latinoamericane hanno fatto pressione sul presidente Usa, Barack Obama, per ottenere un inasprimento delle sanzioni annunciate nel decreto con il quale, il 9 marzo, ha definito il Venezuela «una minaccia inusuale e straordinaria».

E’ circolato un appello per il ritorno al neoliberismo in Venezuela, firmato da 31 ex presidenti conservatori. Alcuni di questi, nei mesi scorsi hanno provato a entrare senza permesso nelle carceri venezuelane dove si trovano i politici detenuti in attesa di processo. E adesso, capeggiati dallo spagnolo José Aznar, hanno espresso solidarietà a Felipe Gonzalez. Quest’ultimo ha dichiarato la sua immutata volontà di recarsi comunque a maggio in Venezuela.

Il governo spagnolo, invece, ha cercato di smussare i toni, pur mantenendo i suoi giudizi politici. Ha detto Garcia-Margallo: «Quel che chiediamo per il Venezuela – perché ci sono 200.000 spagnoli, perché ci sono interessi spagnoli e perché si tratta di un popolo molto vicino, è che le cose si ristabiliscano politicamente e vi sia un minimo di ricchezza e prosperità per il popolo di questo paese». Dichiarazioni messe in ridicolo sulle reti sociali, dove sono comparse immagini raffiguranti i costi delle politiche neoliberiste in Spagna, e i benefici delle misure sociali messe in campo dal chavismo in 15 anni. Una settimana fa, le case popolari gratuite e completamente arredate, consegnate a chi non ha mezzi sono arrivate a quota 700.000.

Per il Primo maggio, Maduro ha annunciato importanti dichiarazioni. Intanto, ha ammonito le organizzazioni padronali: contro la «guerra economica» dei grandi gruppi imprenditoriali, che giocano con il mercato nero degli alimenti e del dollaro, aumenterà il numero delle fabbriche consegnate agli operai. Intanto, dopo il vertice di Panama e la raccolta da parte venezuelana di oltre 14 milioni di firme contro le sanzioni di Obama, sembra essersi riaperto un canale diplomatico tra Washington e Caracas.