L’asticella è varcata, tanto che c’è chi fa del 2016, l’anno più caldo e inquinato della Terra, il punto zero di una nuova era, quella iper-antropizzata. I dati pubblicati ieri dalll’organizzazione mondiale dei meteorologi con il suo «Greenhouse gas bulletin» corredato da grafici e tabelle sulle concentrazioni record di anidride carbonica non fanno che confermarlo e sottolinearlo: siamo a un punto di non ritorno per il clima e la vita sul Pianeta.

Dalla sua stazione di monitoraggio dei gas serra di Mauna Loa, nella Hawaii, la World Meteorological Organization (Wmo) segnala che le concentrazioni di CO2 resteranno sopra le 400 parti per milione per l’intero 2016 e non subiranno significative discese per molte generazioni (pdf qui). Si tratta di una predizione catastrofica ma non messianica, si basa infatti sui riflessi del fenomeno del Niño nel 2015, destinati a proseguire nell’arco di almeno sette anni con una progressione studiata scientificamente.

El Niño, semplificando può essere definito un’onda di riscaldamento degli oceani, in particolare del Pacifico meridionale, che crea condizioni proibitive per la vita in intere aree dell’America latina – siccità intense, desertificazioni, uragani – non è un fenomeno nuovo, è stato riconosciuto e studiato a partire dagli anni Sessanta, ma è diventato più frequente e potente, mentre nel frattempo i meccanismi naturali che ne mitigavano gli effetti – ad esempio i cosiddetti «pozzi» di ossigeno prodotto dalle grandi foreste – si sono andati indebolendo.

Risultato: se finora l’anidride carbonica aveva superato la barriera delle 400 parti per milione solo per alcuni mesi dell’anno e in determinate località, non era mai successo da quando l’atmosfera viene monitorata che questa soglia-limite fosse oltrepassata su una base globale e per un intero anno. E questo è ciò che succederà nell’anno in corso.

Tra il 1990 e il 2015 c’è stato – segnala il Greenhouse Bulletin – un 37% di incremento nell’effetto di riscaldamento climatico a causa di gas serra rimasti troppo a lungo in atmosfera come, appunto, anidride carbonica, metano e biossido d’azoto, prodotti da attività industriali, agricole e domestiche. È l’uomo, dunque, concordano i meteorologi ad aver prodotto questo disastro.

Petteri Taalas, segretario generale del Wmo non vuole essere catastrofista e ricorda quindi come «con l’Accordo di Parigi il 2015 ci ha introdotto in una nuova era di ottimismo e di azione per il clima ma questo anno rappresenta anche un punto chiave nella Storia, portandoci in una nuova realtà dei mutamenti climatici con concentrazioni record di gas serra». Ricorda anche i passi in avanti del recente accordo di Kigali, che modifica il cosiddetto Protocollo di Montreal eliminando gradualmente gli idrofluorocarburi, che sono forti gas serra.

Ma, aggiunge, c’è «l’elefante nella stanza» ed è la CO2, che rimane nell’atmosfera per migliaia di anni e negli oceani ancora più a lungo. «Senza affrontare le emissioni di anidride carbonica non possiamo affrontare il mutamento climatico per riuscire a contenere l’aumento delle temperature sotto i 2 gradi rispetto all’era preindustriale», sottolinea Taalas. Pertanto «è di assoluta importanza che l’Accordo di Parigi entri senz’altro in vigore al più presto e che se ne acceleri l’implementazione».

I disastrosi roghi delle foreste indonesiane dell’estate 2015 e il boom della liberazione nell’atmosfera di esafluoruro di zolfo, gas che si sprigiona nella lavorazione di isolanti per impianti elettrici, sono state due nuove emergenze che si sono sommate a tutte le altre.