A Capodacqua, frazione del comune di Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, duramente colpita dal terremoto, c’è una chiesetta dedicata alla patrona del paese, la Madonna del Sole, ha pianta ottogonale ed è stata edificata, per desiderio dei suoi abitanti, nel Cinquecento – sul campanile a vela, la campana reca incisa la data 1558. È una vera chiesa del popolo: i capodaquari si sono autotassati ben due volte per restaurarla ma adesso, chiedono l’aiuto delle istituzioni per salvarla. La chiesetta, riconducibile all’artista Nicola Falesio, detto Cola d’Amatrice, il quale contribuì anche con alcuni suoi allievi, ad affrescarla, è rimasta in piedi ma è gravemente ferito dal sisma.

«Ogni famiglia di Capodacqua aveva adottato un affresco finanziandone il restauro», ha spiegato all’Adnkronos Fabrizio Fortuna, restauro iniziato poche settimane prima del terremoto. «La somma totale messa a disposizione dagli abitanti del paesino per il restauro della chiesetta è di 48mila euro – aggiunge Fortuna – e avrebbe dovuto coprire, oltre al ripristino degli affreschi, anche uno scavo intorno all’edificio per eliminare l’umidità che minacciava i dipinti, la sistemazione del campanile, della sagrestia, dell’impianto elettrico e del riscaldamento».

La chiesetta era stata già restaurata circa 35 anni fa, «sempre con il sistema dell’autotassazione dei capodacquari – racconta ancora Fortuna all’agenzia di stampa – un popolo che non ha mai aspettato gli interventi dall’alto ma che si è sempre rimboccato le maniche. C’è un famoso detto a Capodacqua che dice: ‘lu lupe, la palomba e lu capodacquare so tre bestie che nen ssa ddomestica’ (il lupo, la colomba e il capodacquaro sono tre bestie che non si addomesticano, ndr). Adesso però chiediamo che le autorità intervengano per salvare quello che ormai è un simbolo del nostro paese».

Il cantiere per i restauri partito circa un mese fa è stato curato dalla restauratrice Daniela Mari che su artribune.com racconta del suo lavoro e del suo amore per il paesino incastrato tra i monti Sibilinni.