Con un budget di trentacinque milioni di dollari (la media nazionale è di 1.7), Mandela: Long Walk to Freedom è la produzione più costosa mai realizzata dall’industria del cinema sudafricano. Il film del regista televisivo inglese Justin Chadwick, con Idris Elba nel ruolo di Mandela, è tratto dall’autobiografia del grande leader della lotta contro l’Apartheid. Si tratta di un ponderoso affresco storico/celebrativo, che ripercorre la biografia di Mandela dall’infanzia alla liberazione e che negli Usa (dove è uscito qualche giorno fa) il distributore Harvey Weinstein ha posizionato stragicamente in piena campagna per gli Oscar. La notizia della morte di Mandela è arrivata lo stesso giorno della prima londinese organizzata per il film (presente anche la coppia reale Kate/William), durante la quale, dopo una commemorazione ufficiale cui hanno partecipato anche gli attori, il pubblico è stato invitato a osservare un momento di silenzio. Anche se Long Walk To Freedom è il primo film di fiction adattato della storia di Mandela come raccontata da lui, è sicuramente uno dei titoli più convenzionali di una filmografia ricchissima e varia.

Grandi attori come Sidney Poitier, Danny Glover, Morgan Freeman e Dennis Haysbert hanno interpretato Mandela prima di Idris Elba. Spike Lee aveva dedicato a lui il finale del suo Malcolm X (1992), convincendo proprio Mandela ad apparire in un cameo in cui cita un famoso discorso del leadear afroamericano ucciso nel 1965. Sempre da Hollywood, anche se nei suoi territori più «off», è stato Jonathan Demme, nel 1996, a produrre il primo (e tutt’oggi) miglior documentario sul soggetto: Mandela: Son of Africa, Father of a Nation, a cui l’allora presidente del Sudafrica, aveva partecipato attivamente con una lunghissima intervista, e la cui colonna sonora era stata affidata in parte a Hugh Masakela. E nessun programma di cinema dedicato a Mandela sarebbe completo senza due film in cui il suo personaggio non appare ma che sono direttamente ispirati dalla sua battaglia personale: come Inside (1996), tratto dalla durissima piéce carceraria di Bima Stagg e diretto da Arthur Penn, e Bopha (1993), unica regia di Morgan Freeman, con Danny Glover nel ruolo di un poliziotto nero strumentalizzato dagli Afrikaner.

I movimenti leggeri, a tratti visibilmente doloranti, la vivacità interiore e quella intellettuale che lampeggiavano negli occhi, la cadenza della voce, persino il sorriso…, Morgan Freeman «incarnava» Mandela più che interpretarlo (i due si conoscevano bene e, negli anni, si sono visti spesso) in Invictus, di Clint Eastwood. Adattato da, Playing the Enemy, del giornalista inglese Jon Carlin, il film di Eastwood si concentrava su un episodio preciso della storia del Sudafrica, la prima fase della presidenza Mandela, che nel 1995 (con una spregiudicatezza politica che deve essere piaciuta molto a Clint) affidò alla valenza simbolica della sport, e al successo di una scassatissima squadra di rugby praticamente all white (simbolo del potere Afrikaner: i neri facevano sempre il tifo per I loro avversari), la possibilità di unificare una nazione radicalmente divisa dalla disparità socioeconomica e dall’odio tra razze.

«Ho lottato con le unghie e con i denti per ottenere il ruolo. Mandela è diventato parte della mia coscienza», aveva detto invece Danny Glover parlando di Mandela, diretto da Philippe Saville per Hbo nel 1987. L’attore e attivista afroemaricano deve essere rimasto molto male quando, al momento della messa in onda, Winnie Mandela cercò di bloccar le repliche del film tv in quanto «non autorizzato dalla famiglia». Nel 2007 Goodbye Bafana (The Color of Freedom), tratto dal libro di Gregory Nelson Mandela, My Prisoner, My Friend era la storia del rapporto tra Mandela (Dennis Haysbert) e una delle sue guardie di prigione (Joseph Fiennes). Endgame, del 2009, dal libro di Robert Harvey The Fall of Apartheid, è invece un film ambientato negli ultimi anni della prigionia di Mandela, con Clarke Peters nel ruolo di Mandela, e il protagonista di 12 years a Slave Chiwetel Ejofor in quello di Thabo Mbeki.

È dell’anno scorso Winnie Mandela con Jennifer Hudson e Terrance Howard, tratto dalla biografia di Anne Marie du Preez Bezdrob; del 2010 Mrs. Mandela. Prima di Mandela: Long Walk to Freedom, il film sull’apartheid più secondo il modello del biopic hollywoodiano da Oscar alla Ghandi era stato Cry Freedom, del 1987, come Denzel Washington che faceva Steve Biko e Kevin Cline il giornalista Donald Woods che indagò sulla sua morte. Nel 2004, lo stesso Mandela ebbe parole di apprezzamento per In My Country, con Samuel Jackson reporter del «Washington Post» inviato a seguire le udienze della Truth and Reconciliation Commission.