La levatura morale di Nelson Mandela corrispondeva appieno alla sua abilità di leader politico. Quando ai Mondiali di calcio in Sudafrica nel 2010 molte organizzazioni che combattevano il traffico di esseri umani sollevarono il problema di un potenziale aumento del fenomeno in occasione dell’avvenimento, Mandela fece la differenza e spinse il governo ad accelerare sulle procedure di approvazione di norme più severe contro i trafficanti di bambini. All’epoca il presidente Jacob Zuma era contrarissimo a dare spazio a queste richieste perché avrebbero danneggiato l’immagine della rainbow nation. In realtà il fenomeno del traffico, soprattutto di bambine dai paesi limitrofi, in particolare dal Mozambico, a scopo di prostituzione, si stava espandendo pericolosamente, dato che il «pacchetto» completo per molti tifosi stranieri, comprendeva, oltre le partite, anche questa forma di degenerata «trasgressione». Ormai da molti mesi alla frontiera mozambicana, potevamo osservare piccoli gruppi di bambine trafficate verso le grandi città del Sudafrica, ma non esisteva nella legislazione nazionale uno strumento adeguato per fermare questo delitto contro l’umanità.

Circa un anno prima avevamo lanciato una campagna, «Tutti in campo con i bambini», anche con il sostegno della Rai, della Fifa e di molte altre reti internazionali contro lo sfruttamento sessuale dei minori tra cui Ectap, ma il vuoto legislativo rischiava di vanificare gli sforzi. Che senso aveva denunciare il fenomeno se poi i trafficanti non sarebbero stati puntiti, o i bambini trafficati aiutati? Nel concreto le nostre richieste a Zuma erano quelle di una rapida approvazione dei protocolli internazionali contro il traffico e lo sfruttamento sessuale dei minori ed il veloce adattamento della legislazione nazionale in questo senso, il cosiddetto «fast track». Ma il presidente sudafricano non sembrava interessato a queste sollecitazioni; la retorica dei Mondiali come momento che sanciva l’entrata del Sudafrica nel novero delle grandi nazioni, dei Brics, imperversava e l’attivismo anti-sfruttamento veniva avvertito come un fastidioso rumore di fondo che interferiva con il messaggio principale.

Mentre mancavano pochi giorni all’apertura dei Mondiali, attivammo un canale che in passato avevamo aperto con Madiba attraverso Graça Machel sua moglie che, per molti anni, è stata la Presidente della campagna «Stop all’uso dei bambini soldato» uno dei tanti aspetti della globalizzazione bioliberista che utilizza senza scrupoli anche i corpi infantili per combattere le sue guerre. Il messaggio raggiunse così Mandela che, discretamente ma autorevolmente, fece arrivare la sua voce a chi di dovere: in pochi giorni il problema fu evidenziato ed il Sudafrica entrò nel novero delle nazioni con una legislazione adeguata non solo al contrasto ma anche alla prevenzione del fenomeno. Come in altre occasioni di questo tipo, l’esempio del Sudafrica contagiò positivamente anche i paesi vicini, ed oggi i bambini dell’Africa australe possono contare su una rete di protezione più robusta ed a maglie molto più strette grazie, ancora ad una volta, alla grande anima di Nelson Mandela.

* presidente di Terre des Hommes