Prima un incontro con Sergio Mattarella, per l’Eliseo «garante della continuità e della qualità delle relazioni franco-italiane», che ha calmato le tensioni dello scorso inverno, con la visita a Chambord il 2 maggio per i 500 anni dalla morte di Leonardo. Poi una cena con il presidente del consiglio, primo ospite straniero a meno di due settimane dall’insediamento del Conte II, con la speranza, per la Francia, che la crisi non si riproduca, anche se uno dei protagonisti dello scontro, Luigi Di Maio, è sempre nel governo. «Non commentiamo gli episodi del passato», tagliano corto a Parigi, voltando diplomaticamente pagina sull’incontro di Di Maio sette mesi fa in Francia con una delegazione di gilet gialli dalle posizioni controverse, che aveva aperto una crisi senza precedenti, culminata con il richiamo dell’ambasciatore a Roma, Christian Masset.

EMMANUEL MACRON, con una visita-lampo, tolto l’ostacolo della presenza di Matteo Salvini, cerca ora una sponda italiana per rafforzare l’offensiva a favore di una riforma del Patto di stabilità: la Francia aumenta il deficit per rispondere alle proteste dei gilet gialli (17 miliardi di finanziamento d’emergenza) e chiede, con Mario Draghi, che i paesi in attivo (Germania, Olanda), spendano per rilanciare l’economia ed evitare i rischi di recessione, attraverso investimenti produttivi particolarmente nella green economy. Italia e Francia possono intendersi sulla riforma della Wto, contro il protezionismo dilagante e in vista di una governance multilaterale della globalizzazione. La visita di Macron mira a rilanciare i lavori per un nuovo trattato dell’Eliseo tra Francia e Italia, che avevano subito gli effetti della crisi con il governo 5 Stelle-Lega. Il nuovo testo potrebbe essere varato al prossimo vertice bilaterale, che si terrà in Italia nel 2020.

MA I PROBLEMI che erano emersi al bilaterale di Lione nell’estate del 2017, restano: la Libia e la politica industriale, con le tensioni per la fusione Fincantieri-Chantiers de l’Atlantique, che è in attesa del giudizio dell’Antitrust europeo, sollecitato da Francia e Germania. Il livello di partnership economica tra i due paesi richiede un allentamento delle tensioni. Resta la grossa questione dei migranti, in vista del vertice della Valletta, il 23 settembre, a cui parteciperanno oltre Malta, Francia e Italia, anche Germania, Finlandia e Commissione.

PROPRIO sui migranti, la Francia oscilla in questi giorni. Lunedì c’è stato un intervento di Macron, che sta sollevando polemiche nell’ala della République en Marche (Lrem) che ha un passato a sinistra. Il presidente ha invitato i suoi a «guardare in faccia» la questione, ad uscire dalla posizione di «partito borghese», che non considera l’immigrazione un problema, mentre lo è per le classi popolari. Tre deputati Lrem faranno nei prossimi giorni un viaggio europeo (Italia, Malta, Spagna) per preparare proposte a livello nazionale ed europeo, in vista del vertice di Malta. L’ala sinistra di Lrem si è dichiarata «in disaccordo su tutto» per questo approccio, che dimentica l’ottimismo della campagna elettorale del 2017 per riprendere i temi della paura che gonfiano l’elettorato di Marine Le Pen.

Ma i sondaggi dicono che per una maggioranza di francesi la «mondializzazione è una minaccia» e «gli immigrati non fanno abbastanza sforzi per integrarsi». Intanto, la Francia afferma di essere il paese di maggiore accoglienza, malgrado quello che dicono nel governo italiano: la Francia ha ricevuto 130mila domande d’asilo quest’anno, primo paese in Europa, in aumento dal 2018, che era già in crescita del 21% rispetto al 2017. Il governo ha deciso di riformare l’Ada (il contributo ai richiedenti asilo, che in attesa della risposta non hanno diritto di lavorare), distribuendo solo più carte di pagamento e non più soldi liquidi (si tratta di 6,8 euro al giorno) come già è in atto in Germania, Gran Bretagna e Belgio. Inoltre, ufficialmente per combattere «abusi» denunciati dall’estrema destra (in realtà infimi), dovrebbe venire ristretto l’accesso all’Ame (sanità gratuita).