È una vittoria amara: la riforma delle pensioni è sospesa, dopo essere stata contestata per mesi, ma lo è a causa del Coronavirus. «Siamo in guerra», ha detto ieri in tv Emmanuel Macron a più riprese – aggiungendo «sanitaria» – tutte le riforme sono sospese, adesso ci sono altre priorità. Misure di confinamento per tutti, rispetto stretto divieti, movimenti possibili solo per lavoro, spesa, medico, per 15 giorni. Taxi e hotel potranno essere requisiti per i bisogni sanitari, «lo stato pagherà».

Domani il mondo non sarà più lo stesso, ha detto Macron. Tutte le imprese saranno salvate, c’è una garanzia di 300 miliardi di euro, «nessun francese sarà lasciato senza reddito». Il secondo turno delle elezioni municipali è rimandato, forse al 21 giugno, ha evocato il primo ministro, Edouard Philippe.

Le fabbriche hanno cominciato a chiudere: Renault, Peugeot, Michelin ecc. Rallentamento per il métro e i bus a Parigi, i treni a lunga distanza sono stati tagliati del 50%, Air France ha ridotto i voli del 70%. I tribunali funzionano al rallentatore, solo per le urgenze. Le agenzie di viaggio annullano tutto fino a fine marzo, ormai 100 paesi non fanno più entrare i francesi. Il restauro di Notre Dame è stato sospeso. I lanci di Arianespace da Kourou annullati. Ieri, poche ore prima dell’intervento di Macron, c’erano code inusuali all’uscita di Parigi e ressa alle stazioni, molti si sono rifugiati in provincia.

In questo contesto, i risultati del primo turno delle elezioni municipali sono passati in secondo piano. È stata l’astensione a vincere, il 55,36% non ha votato, una percentuale inedita per le municipali, 20 punti in meno rispetto al 2014. I verdi di Eelv hanno segnato un successo e diventano il principale gruppo di opposizione. Conservano la sola città che governavano, Grenoble, e sono in buona posizione a Strasburgo, Poitiers, Besançon e persino a Lione e Bordeaux, città tradizionalmente di destra, per la prima volta dal 1947 la destra è sfidata al secondo turno, contro i verdi, ma possono presentarsi, oltre alla Rem (République en Marche) anche Philippe Poitou, candidato Npa (Nuovo partito anticapitalista) appoggiato dalla France Insoumise e da liste civiche, che ha preso l’11,7%.

A Lione, la Rem ha incassato una sconfitta, con l’anziano Gérard Collomb, 72 anni, ex socialista tra i primi sostenitori di Macron che è stato per un po’ ministro degli Interni prima di tornare nella sua città, è sfidato dal giovane Camille Augey, 28 anni, verde e la Rem affonda anche a causa di divisioni (c’erano due liste). La Rem è sconfitta, le municipali sono un voto di sanzione per il governo, ma si consola con i risultati di alcuni ministri (Gérald darmanin a Tourcoing, Franck Riester a Coulommier, l’alleato Bayrou ben piazzato a Pau), mentre il primo ministro, Edouard Philippe, candidato a Le Havre, dove era stato a lungo sindaco, è in ballottaggio difficile, sfidato dal comunista Le Coq. Il Ps e la sinistra approfittano, come la destra Lr, del premio agli uscenti. Il Ps è in buona posizione a Lille, Rennes, Nantes, Le Mans, Dijon, Rouen, Lens, Nancy.

A Parigi, la sindaca Anne Hidalgo sfiora il 30%, distanziando la candidata Lr, Rachida Dati, ma soprattutto la candidata Rem, l’ex ministra della Sanità, Agnès Buzyn. L’unità della sinistra è arrivata in testa a Marsiglia (Printemps marseillais), mettendo in scacco la destra che governava la città da un quarto di secolo. Il Rassemblement national conferma già al primo turno i sindaci nelle cittadine che aveva conquistato nel 2014 (una decina) e punta a prendere Perpignan, dove l’estrema destra è arrivata in testa.