«È il leader più importante che c’è in Europa in questo momento», dice Matteo Renzi, orgoglioso che Emmanuel Macron lo abbia ricevuto per un’ora all’Eliseo.

Hanno parlato naturalmente di Europa, togliendosi lo sfizio – soprattutto l’italiano – di esprimere «preoccupazione» per la difficoltà di Angela Merkel di formare un governo in Germania. E non hanno parlato, così giura Renzi, della richiesta che il presidente francese farebbe al segretario del Pd di uscire dal gruppo socialista nel parlamento di Strasburgo. È stata la prima cosa che Renzi ha voluto smentire, almeno un paio di volte.

Ad accompagnare il segretario del Pd c’era un esponente del governo, il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi. Convinto sostenitore dell’idea di presentare liste transnazionali alle elezioni europee: l’argomento del parlamento Ue è evidentemente stato toccato. «Essere europeisti – ha detto Gozi al termine – non vuol dire accettare status quo europeo dei nostri predecessori, lo status quo di Monti e di Letta, ma cambiare profondamente l’Europa. Macron parla di “rifondazione”, noi diciamo “cambiamento profondo”».

Secondo la ricostruzione dell’Ansa, Macron ha riconosciuto nel corso del colloquio la primogenitura di Renzi sul bonus cultura, importato in Francia. E i due hanno convenuto sulle forti analogie tra il Jobs Act italiano e la riforma del mercato del lavoro voluta da Macron in Francia. Il rapporto privilegiato tra il Pd e il partito personale del presidente francese, La Republique en Marche, è stato assicurato, andrà avanti attraverso i contatti tra il sottosegretario Gozi e il nuovo leader della formazione macroniana, Chrisophe Castaner.