Dopo il Consiglio di sicurezza dell’Onu ieri, oggi, oltre alla Nato, si riuniscono in video-conferenza i ministri degli Esteri della Ue, per una «prima valutazione» sulla situazione, ha affermato l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell: «L’Afghanistan è a un crocevia, sono in gioco la sicurezza e il benessere dei suoi cittadini, come la sicurezza internazionale», ma dopo la «priorità» per la sicurezza «dei cittadini Ue» sul posto, «è chiaro che molte lezioni dovranno essere tratte» dalla tragedia in corso. La «comunità internazionale ha valutato male la situazione» ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, uguali critiche a Londra da parte del ministro della Difesa, Ben Wallace. Telefonata nel pomeriggio tra Merkel, Macron e Boris Johnson.

Ieri c’è stata una prima riunione del Comitato politico e di sicurezza della Ue, mentre vari paesi membri tentano di organizzare un ponte aereo improvvisato per evacuare i propri cittadini e i collaboratori afghani, «ma non tutti» ammettono sotto traccia i 27: gli europei avevano previsto una ventina di voli, sono dispiegati A400M tedeschi, spagnoli e francesi, C130 francesi e britannici, aerei militari anche da Belgio e Danimarca, per tentare evacuazioni dall’aeroporto di Kabul dove regna la confusione sotto gli Apache Usa che sorvolano e la presenza della 82esima divisione statunitense. Ma a Kabul è il caos, anche i voli militari ieri sera erano in difficoltà. Lufthansa, Air France, British Airways, Virgin non sorvolano più l’Afghanistan. La Francia, con l’operazione Apagan, ha organizzato un hub negli Emirates, per gestire le rotazioni dei voli. La Spagna ha due aerei in rotazione a Dubai. Germania, Francia e Olanda hanno trasferito i servizi dell’ambasciata all’aeroporto, molti paesi Nato (Italia, Gran Bretagna, Svezia, Spagna, Danimarca) stanno evacuando i diplomatici. Ma nell’ambasciata francese c’erano ieri circa 300 persone rifugiate.

La Commissione ha chiesto ieri ai 27 di concedere in fretta i visti per gli afgani che hanno «collaborato» con gli europei (Bruxelles parla di 500-600 persone, una goccia d’acqua rispetto al numero reale delle persone in pericolo). Gli europei hanno firmato con gli Usa un appello ai talebani il 15 agosto per chiedere di lasciar andare via chi vuole, «strade, aeroporti e frontiere devono restare aperti». Dopo una riunione del Consiglio Difesa durata 2 ore, Emmanuel Macron ha affermato che c’è «un solo nemico, il terrorismo» e che sarà accolto chi è perseguitato. Ha annunciato un’iniziativa con la Germania, per controllare i flussi migratori, ricordando che «la Ue non può essere sola a far fronte» al dramma di una guerra di 20 anni, della quale – ha ricordato – Trump e Biden vogliono liberarsi, e l’Europa non vuole sostituirsi alla sovranità popolare.

La Francia si è impegnata a «continuare la protezione di personalità della società civile afghana, difensori dei diritti, artisti e giornalisti, particolarmente minacciati per il loro impegno». Ma un ausiliario dell’esercito francese ieri ha denunciato «l’abbandono» da parte dell’esercito francese di un’ottantina di collaboratori afghani, che ora sono barricati in casa in attesa di avere il visto per andarsene. La Francia, che non è più presente militarmente in Afghanistan dal 2014 (dopo 13 anni di intervento), ha trasferito 1.350 persone e altre 600 in un’evacuazione organizzata lo scorso luglio.

In Germania, Angela Merkel ha chiesto al parlamento l’autorizzazione per dispiegare «varie centinaia» di soldati per le operazioni di evacuazione, mentre Heiko Maas ha affermato che la Bundeswehr fa «tutto quello che può per l’evacuazione, ma le condizioni sono difficili da valutare al momento». Il candidato Cdu alla sua successione, Armin Laschet, giudica la fuga dall’Afghanistan «la più grande disfatta della Nato dalla sua creazione». La Gran Bretagna, che ha lanciato un appello all’Onu perché «nessuno riconosca i talebani in modo unilaterale», ha da domenica inviato 600 militari per l’evacuazione, con l’obiettivo di far partire 1200-1500 persone prima del definitivo abbandono Usa (72 ore da domenica). Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Svezia, Irlanda si sono impegnate a evacuare i collaboratori afghani, almeno gli interpreti, la Finlandia ha fatto uscire 130 cittadini minacciati. La Repubblica ceca ha già evacuato 45 persone, dell’ambasciata e collaboratori afghani.

L’Ucraina ha aiutato per far uscire cittadini olandesi, croati e bielorussi.
Ma la polemica politica, all’interno dei vari paesi, infuria. In Francia, Verdi, Ps, France Insoumise, Pcf e tutta la sinistra chiedono accoglienza, mentre la destra di governo si divide: i Républicains (Lr) chiedono di accogliere i collaboratori afghani, ma il candidato autoproclamato Xavier Bertrand (uscito da Lr) si allinea con Marine Le Pen per denunciare una «crisi» afghana che «proseguirà sotto forma di una nuova ondata migratoria in Europa».