Settimana ad alto rischio sociale per Macron e il suo governo. Ieri sera, i sindacati si sono riuniti per vedere se è possibile una “convergenza delle lotte”, che porti a un movimento sociale unito concretizzato in una giornata di protesta verso fine mese, anche se molte divergenze permangono sul giudizio della riforma del lavoro, mentre i decreti di applicazione di una parte della legge sono ancora in fieri (e possono venire influenzati dalle trattative). La France Insoumise, baluardo dell’opposizione, punta a coinvolgere gli studenti, ma per il momento la protesta non ha preso. Oggi sciopera la funzione pubblica (per i salari e altri aspetti specifici delle categorie del pubblico, che non sono direttamente toccate dalla Loi Travail). Sempre oggi inizia all’Assemblée la discussione sulla finanziaria 2018 e già le acque sono agitate: la polemica si sta concentrando sull’alleggerimento della patrimoniale (Isf), che dovrebbe venire limitata alle proprietà immobiliari, togliendo dal calcolo gli averi finanziari (poi tassati con una flat tax al 30%, mentre oggi la pressione fiscale puo’ salire fino al 60%), nella speranza che aumentino gli investimenti produttivi.

Un vento sempre più forte si leva per accusare Macron di essere il “presidente dei ricchi”. A Macron resta una carta in mano per respingere questa accusa: giovedi’ e venerdi’ saranno ricevuti all’Eliseo sindacati e padronato, a cui verranno presentate le riforme che, nelle promesse di campagna, dovrebbero controbilanciare le concessioni fatte al capitale. L’abile meccanica delle riforme “allo stesso tempo” (la “flexi-sécurité alla scandinava) per il momento non ha funzionato, si è solo visto il lato “destro” mentre quello “sinistro” resta introvabile, con alcuni tagli (come 50 euro al mese in meno di aiuto per la casa e la diminuzione dei contratti sovvenzionati) diventati un simbolo del “disprezzo” del presidente verso i “poveri”. A questo si aggiungono scarti di linguaggio ricorrenti: dopo i “fannulloni”, gli “analfabeti” o la differenza tra “quelli che riescono e quelli che non sono niente” è arrivata l’accusa di “fare casino invece di cercare un lavoro” rivolta ai lavoratori di una fabbrica in crisi. Per rispondere, Macron intende far valere l’importanza della riforma dei sussidi di disoccupazione (estesi anche alle partite Iva e per i lavoratori dipendenti che danno le dimissioni, oggi esclusi). Inoltre, c’è sul tavolo una riforma importante della formazione professionale. All’Assemblée la maggioranza En Marche dovrebbe presentare con la benedizione del governo degli emendamenti per far rientrare nella tassazione alcuni beni di lusso: dei simboli, come gli yacht, le auto di grossa cilindrata e i lingotti d’oro, dovrebbero essere oggetto di una tassa addizionale.

Nel progetto di Macron, tutto questo pacchetto di riforme dovrebbe permettere alla Francia di “modernizzarsi”, di avere una legislazione che risponda all’evoluzione della società, ormai divisa tra insiders e outsiders. Il ministero delle Finanze ha presentato dei calcoli per dimostrare che sui 10,2 miliardi di riduzione dei prelievi fiscali, il grosso andrà a vantaggio dei meno abbienti (abolizione dell’Imu, calo dei contributi salariali, rivalorizzazione di alcune prestazioni sociali). Ma l’Ofce (think tank schierato a sinistra) dice il contrario: 4,5 miliardi andranno ai “ricchi” con la riforma dell’Isf e la flat tax sugli utili finanziari. Il Ps batte un colpo e accusa: “è un Medioevo fiscale con il ritorno del corteo di privilegi”. E intanto si ribellano i comuni, che vendono sfumare i proventi dell’Imu.