Patti chiari, di fronte ai rischi di guerra in Medio Oriente e alla necessità di rilanciare l’approfondimento della costruzione europea. Emmanuel Macron, a Aquisgrana per ricevere il premio Carlomagno, ha parlato cash a Angela Merkel: «Svegliatevi, la Francia è cambiata», è sulla strada del riassorbimento del debito pubblico, ma «in Germania non ci può più essere un feticismo perpetuo per le eccedenze di bilancio e commerciali, perché sono fatti a spese di altri».

NEL PUBBLICO, l’ex leader Spd Martin Schulz ha approvato, alzando il pollice. Merkel ha ammesso: «Abbiamo discussioni difficili». Ma Francia e Germania preparano assieme proposte di riforma della zona euro che presenteranno al Consiglio europeo di giugno (la Francia insiste per un bilancio comune, la Germania frena).

«Una responsabilità estremamente importante per Francia e Germania – ha insistito Macron – Proporremo una road map chiara, ambiziosa, per questa rifondazione entro giugno». Merkel risponde con prudenza che i due paesi lavorano assieme per «trovare una strada comune».

L’INTESA È INVECE senza ombre sulla risposta da dare all’escalation in Medio Oriente, dopo la decisione di Trump di uscire dall’accordo sul nucleare iraniano. Merkel ha constatato che l’Europa non può più contare sugli Usa per «proteggerla», deve «prendere in mano il proprio destino» sulla difesa.

HA DETTO chiaramente che «altre potenze non devono decidere per l’Europa», facendo eco a Macron: «Se accettiamo che altre grandi potenze, comprese le alleate, pretendono di decidere per noi sulla nostra diplomazia, la nostra sicurezza, a volte facendoci correre i peggiori rischi, allora non siamo sovrani». Per Merkel, «le escalation delle scorse ore dimostrano che si tratta davvero di guerra o di pace», perché, ha detto Macron, «altre potenze hanno deciso di non rispettare la parola data. Per questo anche noi dovremmo rinunciare? Siamo noi i garanti della stabilità».

«CHI DEVE DECIDERE delle nostre scelte commerciali? Coloro che ci minacciano, che fanno ricatti spiegando che le regole internazionali che hanno contribuito a definire non valgono più perché non sono più vantaggiose per loro?», ha affermato Macron, riferendosi al braccio di ferro Europa-Usa sul commercio con l’Iran (le società europee che commerciano con Teheran saranno penalizzate negli Usa per l’extraterritorialità delle leggi americane per chi usa il dollaro).

Emmanuel Macron ad Aquisgrana ha ricevuto il più vecchio premio europeo (esiste dal 1950), che dieci anni fa era stato dato ad Angela Merkel e in precedenza a Jean Monnet, Winston Churchill, Konrad Adenauer, François Mitterrand, Simone Veil: il presidente francese è premiato per «lo slancio dato all’Europa».

Lo ha accolto con il quarto discorso sull’Europa da quando è presidente. Ha parlato di «sovranità» europea «di fronte alle grandi minacce, ai grandi disequilibri»: «Non siamo deboli, non dobbiamo dividerci, non abbiamo paura», ha riassunto Macron. Che ha poi aggiunto: «Non possiamo sempre aspettare tutti», e ha citato la Brexit e le elezioni italiane, che «hanno visto crescere gli estremismi». I nazionalisti sono «forti», ha messo in guardia Macron, «chi vuole l’Europa deve essere altrettanto forte».