Il presidente dei Républicains (Lr), Laurent Wauquiez, ha dato le dimissioni in diretta tv, domenica sera. Dopo una settimana di tentennamenti, il leader rimasto alla testa del partito della destra di governo solo poco più di un anno, è stato costretto a cedere. È la conseguenza della sconfitta alle elezioni europee, 8,4%, il peggior risultato dei neo-gollisti nella V Repubblica. Lr rischia l’implosione. Wauquiez ha ristretto al massimo la destra classica, che negli anni si era costruita attorno a una sintesi tra liberali (in economia), bonapartisti (attrazione per il potere personale) e orleanisti (centro-destra). Per battere l’estrema destra, ha finito per avvicinarsi troppo ai suoi temi, sulla sicurezza e l’identità, pur mantenendo la linea liberista in economia, cosa che però non gli ha impedito di tentare il corteggiamento dei gilet gialli (per poi ritrattare subito, vista la reazione del suo elettorato che vuole l’ordine sociale).

Per le europee, aveva scelto un capolista semi-esterno, il filosofo François-Xavier Bellamy, che si è spostato troppo a destra sui temi sociali (è anti-aborto, ha fatto dichiarazioni troppo drastiche sul dramma di Vincent Lambert e sulla morte nella dignità).

Adesso il partito Lr è entrato in un tunnel dove non vede la fine, tra guerre di correnti e di leader, sfiancamento e disillusione, al punto che c’è chi spera solo in un intervento salvatore di Nicolas Sarkozy. Le decisioni importanti sono ormai rimandate all’autunno.

Ma su quello che resta dei Républicains si sono già buttati i due principali schieramenti che si sono combattuti alle europee: il Rassemblement national (Rn) da un lato e la République en Marche (Lrem) dall’altro. Tra un anno ci sono le elezioni municipali e c’è fretta di schierarsi. «Chiedo ai sindaci di destra di lasciare Lr» ha ingiunto il ministro degli enti locali, Sébastien Lecornu, per attirare i Macron-compatibili nel girone del presidente, che manca di radici locali (parte della destra è già con Macron, in particolare nei ministeri economici). Il Rn ha schierato tutte le forze in campo, per convincere i Républicains più estremisti: non solo Marine Le Pen ma anche la nipote, Marion Maréchal, che in una lunga intervista tv, domenica, ha proposto di nuovo l’alleanza destra-Rassemblement national, un «grande compromesso patriottico» da mettere alla prova alle municipali del prossimo anno in vista delle presidenziali del 2022.

Dopo che la sinistra è uscita frantumata e sfinita dalla presidenza Hollande e Macron ne ha approfittato, adesso il presidente punta a far esplodere la destra, per incamerarne i resti. Ma il gioco è pericoloso per la Francia.

Fare tabula rasa porta a concentrare lo scontro tra Macron e estrema destra, una situazione estremamente rischiosa, che piace anche all’estrema destra, che vuole portare a un faccia a faccia tra «patrioti» e «mondialisti».

Che al momento attuale solo il relativo successo di Europa Ecologia alle europee può sperare di poter contrastare. La ricomposizione della scena politica è ancora in piena attività in Francia.