Emmanuel Macron è arrivato a Roma, al mini-summit dell’Europa del sud sull’immigrazione, con il progetto di imporre un approccio comune, basato sulla distinzione tra diritto all’asilo – che l’Europa deve garantire – e la repressione dell’immigrazione economica. Tutti gli esperti di migrazione sottolineano l’artificiosità di questa distinzione e il prezzo che fa pagare ai migranti in termini di inumanità. Ma questa differenza sarà alla base della legge asilo-immigrazione, che verrà presentata in Francia a febbraio.

Il 16 gennaio, Macron sarà a Calais, poi il 18 avrà luogo un vertice franco-britannico su questi temi. Per Macron e il governo lo scoglio immediato è far tacere la contestazione che cresce, anche nei ranghi della maggioranza En Marche, contro una legge che «mette in sordina i grandi principi per accordarsi al diapason dell’opinione pubblica, che al 60 o al 70%, chiede fermezza», spiega Jérôme Fourquet dell’istituto di sondaggi Ifop.

Di fronte alla contestazione interna alla maggioranza e alla protesta delle associazioni umanitarie contro una circolare del ministero degli Interni che obbliga a schedare le persone accolte nei contri di accoglienza (per poter fare poi la cernita tra aventi diritto all’asilo e clandestini da espellere), il governo ha rinunciato alla clausola di «paese terzo sicuro»: non ci sarà nella legge la possibilità di rimandare immediatamente dei richiedenti asilo verso paesi terzi, extra europei, considerati «sicuri», senza esaminare la loro situazione in Francia. Ma il governo non rinuncia alla mano di ferro. Per il ministro degli Interni, Gérard Collomb, è stato raggiunto un «punto di equilibrio»: ci sarà un miglioramento delle condizioni dell’asilo (tempi più brevi per la risposta, migliore accoglienza, accettazione di aventi diritto nell’ambito del programma di ricollocamento europeo), ma per chi non ha diritto ci sarà l’espulsione. Nel 2017, 40mila sans papiers sono stati arrestati e quest’anno «bisognerà ancora migliorare», ha detto Collomb ai poliziotti.

Nel 2017, in Francia sono state presentate 100.412 domande d’asilo, un record «storico», il 17% in più rispetto all’anno precedente (e la metà sono dei «dublinati», cioè persone che sono state schedate nel primo paese di sbarco europeo e che la Francia non è riuscita a far riaccettare). Circa 43mila hanno finora ricevuto risposta positiva. La Francia ha già aperto degli uffici nei paesi di origine dei potenziali candidati all’asilo, per poter esaminare sul posto le domande prima che venga affrontato un viaggio disperato, passando per la Libia (la promessa è di accogliere 3mila rifugiati entro il 2019). La Francia ha sospeso Schengen dopo gli attentati del 13 novembre 2015 (fino al prossimo aprile) e i controlli alle frontiere si traducono nel respingimento di decine di persone ogni giorno, in particolare al confine con l’Italia. Quelli che riescono a passare, sono poi lasciati a se stessi, vivono in strada, in accampamenti provvisori (a Parigi come a Calais), almeno 20mila persone sono oggi in attesa di poter presentare una domanda d’asilo.