Settimana cruciale per la crisi ucraina. Ieri, Emmanuel Macron ha incontrato da solo a solo Vladimir Putin a Mosca, con l’obiettivo di «evitare la guerra» e ottenere «segnali di de-escalation». E oggi il presidente francese è a Kiev con Zelenski.
L’incontro di Mosca è il primo negoziato diretto con il presidente russo di un leader occidentale, dopo lo scambio di lettere tra Russia, Usa e Nato, mentre crescono le minacce di guerra e gli schieramenti di militari. Ha avuto luogo dopo tre telefonate tra i due presidenti in una settimana, 18 contatti in due anni. Macron è arrivato «determinato», ma «lucido», senza illusioni: «Non bisogna aspettarsi una soluzione a breve», spiega l’Eliseo, ma un recupero della «fiducia» che può portare a stabilire una Road Map e un calendario per evitare il ricorso alle armi sul suolo europeo. Il Cremlino ha avvertito: un «incontro importante», ma «non ci saranno passi avanti decisivi». L’incontro è durato più del previsto e si è concluso con una cena.

È DALL’INIZIO della sua presidenza che Macron cerca un dialogo con Putin, finora senza grandi risultati e con molti non-detti (tra Russia e Francia c’è ora la crisi in Mali, con l’arrivo dei mercenari russi di Wagner e il ritiro annunciato dei francesi, nella campagna del 2017 la Russia ha usato metodi pirateschi di disinformazione contro Macron, Putin resta legato all’estrema destra in Francia). Putin e Macron hanno parlato dell’«indivisibilità della sicurezza», cioè i fatti hanno conseguenze in geopolitica. «L’obiettivo geopolitico della Russia oggi non è l’Ucraina – afferma Macron – ma il chiarimento delle regole di coabitazione con la Nato e la Ue». Per gli europei, è «essenziale» garantire la sovranità dell’Ucraina e la sicurezza di Polonia, Baltici, Romania, Bulgaria, dice l’Eliseo, ma «al tempo stesso» è «legittimo che anche la Russia ponga la questione della propria sicurezza».

MACRON HA PREPARATO accuratamente l’incontro, per evitare le critiche: interne, dove è accusato di strumentalizzare la crisi ucraina per rimandare il momento della dichiarazione di candidatura alle presidenziali di aprile, mentre in Europa la Francia è sospettata di essere da sempre troppo morbida con la Russia e il presidente di prendere le distanze dalla Nato per promuovere l’idea di autonomia strategica europea.
Da fine gennaio, Macron ha avuto contatti, anche più volte, con i principali dirigenti occidentali: Biden, il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, il presidente polacco Duda, il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, il cancelliere Olof Scholz, Draghi, il premier canadese Justin Trudeau, con Boris Johnson e con i primi ministri dei tre paesi baltici. L’attivismo della Francia, dovuto anche alla presidenza semestrale della Ue, ha l’obiettivo di rimettere gli europei nel gioco della diplomazia, dopo essere stati emarginati dagli incontri tra Usa e Russia, a tutti i livelli, a Ginevra, che hanno discusso di una crisi in Europa senza i diretti interessati.

QUESTO ATTIVISMO ha rilanciato il Formato Normandia (dopo Parigi, c’è un incontro a Berlino, con Russia, Ucraina, Francia, Germania) ha spinto altri europei a muoversi: Scholz, che ieri era da Biden, sarà a Mosca e a Kiev la prossima settimana, la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock è a Kiev per una seconda visita in un mese, con i colleghi di Austria, Slovenia e Repubblica ceca. Le divisioni tra europei – e tra una parte degli europei con gli Usa – restano, vanno dalla concezione del ruolo della Nato alle consegne di armi (la Germania, che rifiuta l’invio di «armi letali» all’Ucraina, ha però accettato ieri di inviare 350 soldati supplementari in Lituania assieme a 350 della Gran Bretagna).

I problemi riguardano l’economia, a cominciare dalle forniture di gas: la Ue dipende per oltre il 40% dal gas russo, la Germania è ancora più dipendente ed è in piena tormenta per il North Stream2: i lavori sono finiti ma c’è attesa per il via libera del regolatore tedesco, che temporeggia a causa della crisi e dell’opposizione statunitense.

IERI, IN UNA RIUNIONE a Washington, dei rappresentanti Ue hanno discusso con gli statunitensi sulle forniture di gas liquido: gli Usa sono già il primo fornitore della Ue per Gnl, che Washington vorrebbe aumentare e presenta come un “piano B” nel caso in cui i russi chiudano il rubinetto verso l’Europa (anche se questo gas non potrà mai in quantità sostituire quello russo e inoltre solleva grande opposizione perché si tratta in gran parte di shale gas, che ha metodi di estrazione più che controversi).