La «meravigliosa primavera che non ha finito di germogliare», la democrazia tunisina diventata «modello regionale», la «profonda rivoluzione culturale» operata inserendo libertà di coscienza e uguaglianza uomo-donna nella Costituzione…

Discorso tutto rose e fiori quello pronunciato ieri dal presidente francese Macron di fronte all’Assemblea dei rappresentanti del popolo, nel corso della sua seconda visita in Tunisia da quando è in carica. Presenti solo i deputati “governativi” di Nidaa Tounes e Ennahda in quanto quelli della sinistra uniti nel Fronte popolare hanno disertato l’evento. Accolto viceversa con tutti gli onori dal presidente Beji Caid Essebsi, Macron ha toccato anche il tema del terrorismo e dell’instabilità regionale che affligge la Tunisia ammettendo – senza mai nominare la Francia – «le responsabilità di Europa e Stati uniti nella questione libica».

Ma scopo della visita resta il consolidamento di una partnership già fortissima. Ieri ha preso il via a Tunisi il primo Forum economico tunisino-francese, con 1.100 imprenditori di entrambe le sponde. Macron ha promesso 500 milioni di euro in aiuti e progetti di sviluppo mirati ai giovani, compresa un’università franco-tunisina sul modello di quelle americane sparse nel mondo arabo.

Per contro a Tunisi lo attendeva la protesta degli insegnanti francesi, in sciopero contro i tagli di bilancio inferti da Parigi alle scuole francesi all’estero. E una «giornata della rabbia» è stata indetta per oggi dal sindacato dei giornalisti tunisini per denunciare il ritorno di politiche repressive contro la libertà d’informazione da parte del governo tunisino.