L’obiettivo di Benyamin Netanyahu è di mettere un cuneo nel fronte europeo, per spezzarlo. Ieri, per la prima volta da 22 anni, un primo ministro israeliano ha incontrato a Bruxelles i 28 ministri degli Esteri della Ue e ha espresso la convinzione che «gli Stati europei, o almeno la maggioranza, sposteranno la capitale a Gerusalemme», seguendo gli Usa.

Dopo l’annuncio di Trump ci sono state delle oscillazioni, con la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Lituania (all’origine dell’invito di ieri di Netanyahu a Bruxelles) pronte in linea di principio a prendere in considerazione l’ipotesi di fare questo passo. Ma alla vigilia, il premier israeliano, ha avuto un dialogo «molto franco» a Parigi con Emmanuel Macron: in termini diplomatici è un modo per dire che l’incontro è stato diretto, che «non siano d’accordo su tutto».

La visita di Netanyahu a Parigi (la seconda da quando Macron è presidente, il premier israeliano era stato invitato il 16 luglio scorso per il 75esimo anniversario del rastrellamento del Vel d’Hiv) era stata programmata da tempo, avrebbe dovuto essere centrata sull’accordo sul nucleare iraniano e sul Libano. Ma la decisione di Trump ha cambiato la situazione.

Per Macron è stata l’occasione per ricordare la posizione francese e per rilanciare il ruolo di Parigi. Durante la presidenza Hollande c’erano state due conferenze internazionali andate a vuoto, la seconda in particolare disertata dai principali protagonisti, israeliani e palestinesi.

Domenica Macron ha espresso «disapprovazione» per la «decisione unilaterale» su Gerusalemme, considerata «contraria al diritto internazionale e pericolosa per la pace».

Il presidente francese ha chiesto chiaramente a Netanyahu «un congelamento della colonizzazione». «Gli ho detto: lascia una possibilità alla pace, – ha spiegato Macron – fai un gesto verso i palestinesi, la pace non dipende dagli Stati uniti o dalla Francia da sola, dipende dalla capacità dei due dirigenti israeliani e palestinesi a farla, give peace a chance».

Macron ha ripetuto che per la Francia «la sola soluzione, conformemente al diritto internazionale e ai nostri impegni a lungo termine, è di permettere la costituzione di due Stati che vivono fianco a fianco in pace e che questo può venire solo dal negoziato».

Netanyahu non ha ceduto nulla: «La cosa più importante per la pace è riconoscere che l’altra parte ha diritto di esistere e credo che il rifiuto di sedersi (a negoziare) con Israele sia ciò che ha ritardato i negoziati, se Mahmud Abbas vuole la pace, venga a sedersi per negoziare», ha affermato, ripetendo che «Parigi è la capitale della Francia, Gerusalemme è la capitale di Israele da 3mila anni».

Macron resta comunque prudente. «C’è una volontà di mediazione americana che perdura – ha precisato – e non voglio condannarla ab initio, quindi bisogna aspettare cosa verrà proposto nelle prossime settimane, nei prossimi mesi».

A Bruxelles, la visita è stata più semplice, malgrado qualche giorno fa sia stata evocata l’ipotesi di chiedere a Israele di pagare per la distruzione di opere pubbliche realizzate dalla Unione europea per i palestinesi.

«Pensiamo che la sola soluzione realista al conflitto israelo-palestinese sia basata su due Stati, con Gerusalemme capitale dei due Stati, secondo le frontiere del ’67 – ha detto Mrs.Pesc, Federica Mogherini – questa è la nostra posizione consolidata».

La Commissione ha condannato ieri le violenze antisemite e Mogherini si è detta «scioccata e indignata per l’ondata di attacchi e manifestazioni antisemite che hanno diffuso l’odio verso gli ebrei nelle città europee in questi giorni».

L’incontro con il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, è però saltato, a causa delle neve e della fretta di Netanyahu di rientrare in Israele.