La stringente situazione economica in Argentina è l’elemento attorno a cui gira la campagna elettorale per le presidenziali di oggi, ma allo stesso tempo è l’elemento che condiziona il futuro. Il governo Macri ha contratto pesanti prestiti con il Fmi. Un anno fa con 1 euro si compravano circa 40 pesos, oggi oltre 65. Ne abbiamo parlato con Martin Kalos, responsabile economico dell’agenzia di consulenza Elypsis.

Come spieghi la nuova crisi economica Argentina?

Con la mancanza di una politica produttiva chiara, che generato l’assenza di prospettiva per le aziende. C’è anche un certo stallo nelle esportazioni. Il mercato interno è crollato a causa della caduta del 20% dei salari in quattro anni. Per di più non sono arrivati gli investimenti stranieri, anche perché aumentare la produzione grazie agli investimenti senza avere un mercato non ha senso.

La politica economica dell’attuale governo è stata dunque fallimentare?

Credo che ci sia ormai un consenso generale, tra economisti più o meno vicini al presidente, sul fatto che la politica economica di Macri è stata negativa. È aumentata la povertà, è aumentata la disuguaglianza, la disoccupazione e la distruzione del lavoro qualificato nel settore industriale. Credo ci sia stato un preconcetto ideologico che ha impedito al governo di vedere i rischi di una politica economica marcatamente neoliberista.

Quale sarà il ruolo del Fondo monetario dopo le elezioni?

Il Fondo ha una visione politica molto vicina al governo di Macri, probabilmente diversa da quella che potrà avere un prossimo governo con altre priorità nella politica economica, meno neoliberista. Bisognerà cercare accordi intorno al tipo di riforma strutturale che il paese può e vuole affrontare, per far sì che il Fmi accetti di negoziare nuove scadenze già a partire da quelle fissate per il 2020.

 

Martin Kalos

Il prossimo governo dunque avrà la possibilità di attuare politiche sociali per lenire la situazione attuale?

L’Argentina ha una delle reti di protezione sociale meglio costruite tra i paesi a reddito medio-alto. Il 90% delle persone in età pensionabile può accedere alla pensione, il sussidio universale per la nascita per garantire salute ed educazione è stabilito per legge. Gli ammortizzatori sociali esistono, ma non garantiscono un livello dignitoso di vita. A mancare sono i posti di lavoro di qualità. Il problema non è se il prossimo governo potrà avanzare nelle politiche sociali, ma se potrà realizzare riforme produttive che rendano meno necessarie e urgenti queste politiche sociali.

Che ruolo potrebbero assumere le economie popolari in un eventuale governo di Alberto Fernandez?

Macri ha affrontato questo settore come un soggetto da contenere con sussidi attraverso il ministero dello Sviluppo sociale. Ma allo stesso tempo ha dissolto la Segreteria di agricoltura famigliare, che era una delle espressioni produttive per i lavoratori delle economie popolari. Credo che in quell’ambito si potrebbe pensare a un consenso sulle politiche da portare avanti, come un nuovo consiglio dei prezzi e dei salari che Alberto Fernandez proporrà sicuramente nei primi mesi di governo. Il problema è come pensa di includerli in una politica produttiva generale ancora poco chiara, e in mezzo a una crisi che non è finita. L’incertezza ovviamente ricade anche sul ruolo dei movimenti sociali.