Maria Corina Machado è accusata di cospirazione. La magistratura venezuelana le ha contestato il delitto contemplato nell’articolo 132 del Codice penale: “Chiunque, dentro o fuori il paese, cospiri per distruggere la forma politica repubblicana che la nazione si è data, sarà punito con la detenzione da 8 a 16 anni”, recita la legge, precisando che “nella stessa condanna incorrerà il venezuelano che chieda l’intervento straniero negli affari politici interni o concorra a disturbare la pace della Repubblica o inciti alla guerra civile”. Stesse accuse per un gruppo di sei persone, personaggi politici, imprenditori e alti funzionari. Tutti avrebbero messo a punto un piano eversivo con l’apporto di Machado e di figure esterne, come l’attuale ambasciatore degli Usa in Colombia, Kevin Whitaker. Deputati e leader del Partito socialista unito (Psuv) lo avevano denunciato il 28 maggio. Uno schema già visto durante il golpe contro l’allora presidente Hugo Chavez, nel 2002. Anche allora, la filoatlantista Machado era in prima fila, con il leader di Voluntad Popular Leopoldo Lopez e all’ex candidato presidenziale Henrique Capriles. Machado è stata tra i firmatari del documento che ha abolito la Costituzione e le garanzie democratiche durante il governo-lampo dell’imprenditore Carmona Estanga: prima che Chavez venisse riportato in sella a furor di popolo.

«Proteste, ingovernabilità, azioni nel metro, lotta fino alla fine per annientare Maduro. Gli altri cadranno da soli», dice Machado nelle sue conversazioni. E l’ex ambasciatore venezuelano all’Onu, Diego Arria, consiglia di «approfittare del clima dell’Ucraina» per spazzare via il governo. Un tentativo che l’opposizione oltranzista ha perseguito per mesi animando uno scontro violento che ha provocato 43 morti e centinaia di feriti. Un conflitto in cui hanno agito gruppi nazisti legati al paramilitarismo colombiano e al grande business del contrabbando oltrefrontiera: come quello di Lorent Saleh, in carcere da qualche mese. Gruppi che progettavano omicidi mirati e attentati alle discoteche. Un paramilitare colombiano, Leiva Padilla, è accusato di aver diretto la banda che ha ucciso il giovane deputato venezuelano Robert Serra, a capo di una commissione parlamentare che indagava su Saleh. Padilla ha chiesto asilo politico in Colombia e Caracas ha chiesto l’estradizione.

Nella sua trasmissione settimanale, il presidente del Parlamento, Diosdado Cabello, ha mostrato un filmato in cui si vede “un funzionario dell’ambasciata nordamericana” aspettare Machado nei pressi del Ministerio Publico, dov’è arrivata insieme a esponenti di partito e militanti. Gli Usa si sono già fatti sentire per appoggiare Machado e per chiedere la scarcerazione di Leopoldo Lopez, ancora in carcere con l’accusa di aver organizzato le violenze di piazza di febbraio. E ora, Cabello ha denunciato che il leader della destra sarebbe legato anche a un’inchiesta per frode e riciclaggio di denaro sporco attraverso un personaggio originario di Singapore, ricercato dall’Interpol. Caracas ha reagito con sdegno all’inchiesta sull’Indice di percezione della corruzione dell’Ong Transparency International che mette ai primi posti Venezuela e Paraguay: un’indagine senza rigore metodologico – ha detto il governo bolivariano. E Cabello ha accusato gli Usa di ospitare Nelson Mezerhane, banchiere ricercato per aver truffato lo stato e i risparmiatori, che a Miami disporrebbe di 7 imprese per un capitale di 4,1 milioni di dollari.

Dopo la caduta del prezzo del petrolio e la decisione dell’Opec di non ridurre la produzione, Maduro ha annunciato che il bilancio per i progetti sociali non verrà tagliato, mentre l’Iva per i consumi di lusso aumenterà del 15%. Verranno diminuiti gli stipendi di alti funzionari, a partire dal suo. In questi giorni, è stato in Venezuela anche l’ex presidente dell’Uruguay José Mujica (nella foto reuters) per discutere accordi sull’estrazione di petrolio nell’Orinoco. Mujica ha accusato gli Usa per l’uso della devastante tecnica estrattiva del fracking.