La calciatrice argentina Macarena Sanchez è assurta a simbolo della lotta delle donne nel calcio dominato dagli uomini.Con un’azione senza precedenti, ha trascinato in tribunale la squadra di serie A dove gioca, l’Uai Urquiza di Villa Lync, provincia metropolitana di Buenos Aires e la federazione calcio argentina perchè vuole essere riconosciuta come calciatrice professionista. All’età di 20 anni per giocare nelle file dell’Uai Urquiza, Macarena Sanchez ha lasciato la città di Santa Fe, terra d’origine di grandi fuoriclasse come il calciatore scrittore Jorge Valdano, per anni bandiera della nazionale argentina e asso del Real Madrid, Lionel Messi e Gabriel Batistuta,che ha avuto come modelli fin dall’età di cinque anni, quando suo padre la portava allo stadio. La squadra di Villa Lync, tra le migliori del calcio femminile dell’America Latina, nel campionato dell’anno scorso ha conquistato lo scudetto, battendo Boca Juniors e River Plate, fino a contendersi la Copa Libertadores, il trofeo calcistico più prestigioso dell’America Latina.Non bastasse il suo palmares,l’attacante Sanchez con i suoi gol ha contribuito a qualificare con largo anticipo l’Argentina ai mondiali di calcio femminile, che si svolgeranno in Francia l’anno prossimo.

A fine gennaio German Portanove, l’allenatore della squadra, ha telefonato a Macarena Sanchez per dirle che non rientrava più nell’organico della squadra per motivi tecnici. In realtà la calciatrice ha un carattere battagliero, sul braccio destro porta il tatuaggio dell’artista messicana Frida Kahlo,rivendica i suoi diritti e rappresenta un punto di riferimento per le compagne di squadra, un pericolo per i dirigenti dell’Uai, perciò meglio disfarsene, adducendo falsi motivi tecnici.Priva di una squadra a metà del campionato, Sanchez ha deciso di portare tutti in tribunale denunciando la disparità di trattamento con i calciatori delle squadre maschili, mentre lei e tutte le calciatrici dell’argentina sono costrette a svolgere un lavoro part-time per conciliarlo con il calcio, percependo un gettone di presenza irrisorio per le partite.La Sanchez per mantenersi ha lavorato presso gli uffici amministrativi dell’Uai Urquiza, perchè il compenso forfettario mensile della squadra non superava i 9 euro al mese. Ha denunciato che spesso dopo le partite erano costrette a rientrare in sede la giornata stessa in cui giocavano, perchè la società voleva risparmiare sulle spese dell’albergo.

Sostenuta dai suoi legali e dalla Fifpro, il sindacato mondiale dei calciatori, al cui interno c’è una sezione femminile che si batte per la parità dei diritti tra calcio femminile e maschile, Macarena Sanchez sostiene che gli organismi federali del calcio argentino sono dominati dagli uomini, che riservano poche risorse economiche alle squadre femminili e denuncia il clima machista e sprezzante che si respira nella federazione argentina nei confronti delle donne,non diverso da quello italiano,quando nel 2015 Felice Bellioli, il presidente della Lega Nazionale Dilettanti, cui fa riferimento il calcio femminile italiano parlò di togliere ogni finanziamento “ a queste quattro lesbiche”.

Anche quando ha viaggiato con la nazionale femminile di calcio argentina, Macarena Sanchez e le altre compagne hanno sempre viaggiato in aereo in seconda classe, una disparità di trattamento rispetto alla nazionale maschile cui si riserva sempre la prima classe, che si aggiunge alla mancanza di tutela sanitaria in caso le calciatrici dovessero avere un bambino e alla disparità economica enorme rispetto ai calciatori.Per la sua battaglia, Macarena Sanchez ha ricevuto la solidarietà di numerosi calciatori argentini come Pablo Sorin, un giocatore simbolo che dal 1995 al 2006 ha indossato per ben 74 volte la maglia della nazionale argentina .Una presa di posizione che ha fatto uscire dal silenzio la lotta dell’attaccante argentina e spinto il ministero del Lavoro a convocare i dirigenti dell’Uai Uquiza e della federazione calcio argentina per raggiungere un accordo extragiudiziario. I legali della Sanchez e il sindacato mondiale dei calciatori Fifpro, hanno già anticipato che se dovesse fallire il tentativo di accordo tra le parti, non esiteranno a portare il caso al tribunale internazionale del calcio e in seconda istanza al tribunale internazionale per i diritti umani.

La lotta di Sanchez si inserisce in un’azione promossa dal sindacato mondiale dei calciatori, che nel 2018 sotto l’egida dell’Onu, ha organizzato a Santiago del Cile il primo forum delle calciatrici dell’America Latina denominato “Nosotras Jugamos”, dove hanno partecipato giocatrici del Brasile, Cile, Colombia, Uruguay, Argentina e Venezuela.Le squadre nazionali femminili sudamericane, quando sono impegnate nelle gare ricevono un compenso pari a 8 dollari al giorno e spesso per un lungo tempo non disputano partite. Particolarmente decisa è stata la lotta delle calciatrici della Colombia nella rivendicazione della parità di diritti in rapporto al calcio maschile. La federazione colombiana ha subito pressioni dal governo sul trattamento riservato al calcio femminile. Gli eventi si sono intensificati ulteriormente a causa delle denunce di un collettivo di giornalisti colombiani chiamato La Liga Contra Silencio (La Lega contro il silenzio), dopo che due calciatrici della nazionale Under 17 hanno denunciato abusi sessuali da parte del personale della federazione calcio colombiana . Dal forum è emerso che mentre la Fifa,l’organismo governativo mondiale del calcio, ha adottato misure per incoraggiare le federazioni nazionali ad aumentare la spesa per il calcio femminile, attualmente non vi è alcun tentativo di promuovere un programma permanente per le partite di calcio o introdurre condizioni economiche minime dignitose per le calciatrici. Secondo la Fifa, 27 squadre nazionali femminili tra cui Cipro, Egitto, Honduras, Pakistan, Sierra Leone e Qatar negli ultimi 18 mesi non hanno disputato nessuna partita di calcio.