«Sono molto contento della proposta di rifondare il Movimento 5 Stelle, dimostra di avere compreso cosa siamo e quali sono le difficoltà da superare in questa fase». Così il deputato M5S Giovanni Currò all’indomani del discorso di Giuseppe Conte agli eletti. Currò è uno degli animatori del ciclo di incontri «Innovare», che raccoglie per di più parlamentari contrari alla deroga del tetto del secondo mandato.

Conte ha detto che non vuole un «partito tradizionale». Però propone un’organizzazione più strutturata.
Il fatto di non avere un tesseramento vero e proprio ci distingua dalle altre forze politiche e ci tiene ben saldi alla dicitura «movimento». Altri chiedono l’identificazione e la sottoscrizione di una tessera, noi dialoghiamo con cittadini e associazioni. Tutto ciò non sarebbe possibile se si chiedesse un’appartenenza definita. La struttura che propone conte è una modalità di organizzazione, utile affinché tutti i ruoli siano chiari e ci sia un’assunzione di responsabilità e si garantisca la presenza sui territori.

Per fare tutto ciò servono soldi. Vito Crimi ha annunciato la nascita di una tesoreria unica che centralizzerà le risorse economiche del M5S.
Noi eletti già destiniamo dei fondi per le iniziative: ognuno di noi deve rendicontare mille euro al mese da spendere sui territori. Si tratterebbe di centralizzare al fine di ottimizzare la spesa.

Il nuovo leader ha parlato chiaro sulle correnti interne: non le vuole.
È una cosa che condivido pienamente, altrimenti rischiamo di finire come il Pd. È una posizione corretta: non possiamo essere al giogo di chi si organizza per alzare la voce. Conte ha osservato come stessero proliferando più fenomeni di questo tipo all’interno del M5S. Quindi ha fatto bene ha mettere le mani avanti.

Conte non ha detto cosa vuole fare della piattaforma Rousseau ma ha rivendicato il ruolo della democrazia digitale anche nel suo M5S rifondato.
È un passo nella crescita del M5S: avere sviluppato la democrazia digitale implica che adesso la si debba coniugare con la presenza sui territori. Il connubio deve portare alla maturazione completa, credo che Conte abbia letto la situazione in questi termini. Mi auguro che i problemi con Rousseau si risolvano, non bisogna disperdere quella sperimentazione.

Nessuna parola chiara sul tetto dei due mandati.
Non era ancora il momento. Ha rimandato a dopo gli incontri coi parlamentari, so che si sta coordinando con reggene e capigruppo per fare un calendario e parlare con tutti. Ma credo che quella regola alla fine non verrà messa in discussione: il rinnovamento la rigenerazione del Movimento 5 Stelle chiedono che restino i principi solidi e che vadano messi nero su bianco. Se evitiamo correnti e associazioni per evitare incrostazioni di potere, è evidente che anche la questione del secondo mandato è inclusa in questo discorso.

Però Conte dice che bisogna mettere a valore le competenze: è forse un modo di dire a chi finito i mandati che troverà una collocazione?
Mi pare fosse più un appello al paese affinché la classe dirigente sia capace di esercitare il proprio ruolo, un invito ai cittadini a prendere parte al processo politico. Questa è la fase che dobbiamo intraprendere: prevede che ci si confronti con le competenze più forti.

Dal dibattito che ha seguito la relazione non risultano critiche. Pensa che qualcuno di voi sia rimasto deluso dalle parole del nuovo leader?
Mi auguro di no. Sicuramente questo processo di cambiamento è forte, ma è necessario. Credo però che l’autorevolezza di Conte guadagni la fiducia di tutto il M5S.

Si aspettava che il discorso venisse trasmesso «in chiaro» anche ai non eletti?
Mi sembra il segnale più rilevante, il cambiamento più importante. Bisogna saper dialogare allo stesso tempo all’interno e all’esterno del M5S. Nel passato ci siamo confrontati troppo solo tra di noi, finendo per essere condizionati dalle esigenze interne. Questo è il vero passaggio cruciale. Ed è quello che stiamo facendo con i cicli di incontri di «Innovare». Cerchiamo di dialogare con la società civile per trovare nuove idee cui ispirarci nella nostra azione politica.