Cresce il malumore nel Movimento 5 Stelle sul decreto sicurezza. In Commissione Affari costituzionali del Senato ieri sono stati bocciati tutti gli emendamenti presentati dai senatori De Falco, Nugnes, Fattori e Mantero ma intorno al testo aumentano i dubbi anche di altri esponenti del Movimento che finora hanno evitato di uscire allo scoperto. Al punto che non è escluso che al momento del voto finale da parte di palazzo Madama – per il quale il governo potrebbe porre la fiducia – più di un esponente pentastellato potrebbe decidere di uscire dall’aula. «Non so gli altri, ma io sono orientato a non partecipare al voto», ha già avvertito il senatore Matteo Mantero. Un gesto che non pregiudicherebbe l’approvazione del decreto, ma sicuramente dal forte significato politico. Anche per scongiurare questa possibilità, che sancirebbe ancor più la spaccatura esistente nel M5S, l’ala governativa starebbe trattando con il presidente della Camera Roberto Fico alla ricerca di un compromesso.

Intanto, però, l’esame del decreto procede spedito con la cancellazione, uno dopo l’altro di tutti gli emendamenti «migliorativi» presentati dai quattro senatori che più di altri si sono schierati contro il testo. «Guardi che non siamo mica delle schegge impazzite» ci tiene a chiarire il senatore-ufficiale Gregorio De Falco. «Tutte le proposte di modifica che abbiamo fatto sono di carattere collaborativo, anche perché non vogliamo certo assumerci la responsabilità di varare norme che sono incostituzionali. E guardi che non lo dice Gregorio De Falco, lo hanno detto tutti i costituzionalisti ascoltati dalla Commissione, e lo hanno detto senza alcun tentennamento».

Ciò non toglie che dei vostri emendamenti non ne è passato neanche uno. Cosa farete adesso?
Vediamo, non lo so. L’emendamento presentato all’articolo 14 (sulla possibilità di revocare la cittadinanza, ndr) è stato ritenuto di buon senso anche dal altri senatori della Commissione. Proponevamo che non si dovesse perdere la cittadinanza in tre circostanze: quando il soggetto sarebbe diventato apolide; nel caso in cui avesse collaborato con le autorità; nel caso in cui avesse conseguito la cittadinanza da più di sette anni. Quindi una sorta di stabilizzazione e di certezza del diritto acquisito.

Invece niente. A questo punto che decisioni prenderete voi dissidenti?
Attenzione, noi non siamo dissidenti. Noi siamo proponenti. La prego, cerchiamo di fare chiarezza. Abbiamo proposto dei correttivi per migliorare un provvedimento che, così com’è, è incostituzionale. Il compito del legislatore non è certo rimettersi al giudice.
Va bene ma adesso cosa farà? Pensa di riproporre gli emendamenti in aula?
Vedrò il da farsi. Ritengo che ci siano degli articoli del decreto che vanno rivisti. Il governo e il legislatore possono sempre mettere loro mano al testo.

Non è escluso però che adesso il governo possa mettere la fiducia.
Non credo che accadrà. Il Movimento ha sempre avversato questo modo di fare. Non sarebbe coerente con la sua storia.

Si parla anche di possibili sanzioni verso chi, come lei, ha presentato emendamenti autonomamente.
Macché autonomamente. Noi non abbiamo avuto una discussione di merito su questo provvedimento. L’avevamo chiesta in sede di gruppo parlamentare e non c’è stata. Quindi… Ma non credo che ci saranno sanzioni.

Di Maio parla di Movimento sotto attacco.
I problemi che in questo momento ha il Movimento non dipendono certo dal decreto sicurezza ma derivano da certe prese di posizione su legge di stabilità, Tap, Europa e altro. Non da Gregorio De Falco, che è uno dei poteri più deboli che esistano.

Lei però ha detto che se i suoi emendamenti non fossero stati presi in considerazione avrebbe preso le decisioni conseguenti. Sarebbe pronto a lasciare il Movimento?
In questo momento io sono del tutto aderente alla linea del Movimento, al programma e anche al contratto.

Sembra però che sia stato il Movimento ad aver cambiato qualche posizione
Che ci posso fare? Posso dirlo, posso evidenziarlo, ma più di tanto non posso fare.