Meraviglia, fantasia, libertà di pensiero e belle storie: sono gli ingredienti per creare un albo ilustrato che resista nel tempo. In occasione di Boogna Children’s Book Fair, gli editori descrivono la loro passione
UOVO NERO

La letteratura per l’infanzia è in continuo mutamento: cambia a seconda dell’attualità, delle mode, dell’evoluzione della tecnologia. Negli ultimi anni, i libri per ragazzi hanno accolto temi e preoccupazioni del nostro tempo, estranei ai lettori di qualche decennio fa. Dal nostro punto di vista, fare gli editori per bambini e ragazzi significa mettere continuamente in discussione i contenuti e le forme dei libri per raggiungere in maniera adeguata i lettori di oggi, che sarebbe un errore considerare identici a quelli di ieri. Cambiano i temi di cui è importante parlare, ma cambia pure l’attenzione alle caratteristiche specifiche dei piccoli lettori e diventa particolarmente importante occuparsi anche di quella parte della popolazione infantile che per cause diverse trova difficoltà nell’accesso alla lettura. Sono numerosi i bambini con disturbi dell’apprendimento, con disturbi dello spettro autistico, con altre forme di neurodiversità, che richiedono libri accessibili; ma sono tanti anche i bambini stranieri che cominciano a familiarizzare con la nostra lingua anche attraverso la lettura degli albi illustrati.
Molti nostri titoli, in particolare i libri in simboli, nascono da queste considerazioni e molti altri titoli di narrativa raccontano storie di personaggi che vivono questa condizione, permettendo al lettore di incontrarli e conoscerli da vicino; sono entrati così nel nostro catalogo i romanzi di Siobhan Dowd, di Henry Winkler, di Lynda Mullaly Hunt, che sono diventati presto molto amati dai lettori italiani. (Sante Bandirali)

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TOPIPITTORI

I libri per bambini, va da sé, sono cose da bambini. E quando una cosa è «da bambini», nell’opinione corrente significa che è facile, ovvia, ha poca importanza, o almeno non ne ha quanto le cose dei grandi. Così, la letteratura per l’infanzia che si pensa cosa di poca importanza, è da sempre una grande sconosciuta: in verità tutti pensano di sapere cosa sia, perché tutti sono stati bambini e vagamente ricordano Winnie the Pooh, Mary Poppins e Pinocchio, ma nessuno, o quasi, in verità, ne sa niente.
Eppure, succede questa cosa strana: ogni volta che a un incontro pubblico in biblioteca o in libreria mi capita di parlare di quello che facciamo come editori, e di spiegare cosa sia la letteratura illustrata, cosa sia un libro illustrato, quanto tempo richieda, come ci lavoriamo, mi accorgo del palese entusiasmo che le nostre parole suscitano. Nello stesso momento mi accorgo che alla maggior parte delle persone questo è un mondo totalmente sconosciuto. Persone con bambini piccoli, spesso, alla fine dell’incontro, ci avvicinano per dirci: «Ma io non sapevo che esistessero libri così!». Eppure, questi libri non sono nascosti, difficili da trovare, da scoprire. Basta andare in una libreria mediamente fornita, non dico specializzata.
Questa trascuratezza, perché l’ignoranza è una forma di trascuratezza, mi dispiace, non solo perché limita la portata di quello che facciamo noi editori, che avrebbe, io credo, un altro potenziale (noi per esempio vendiamo i diritti d’autore dei nostri libri in tutto il mondo): ma perché è anche, e questo è ben più grave, una trascuratezza verso l’infanzia, e il suo mondo. Infatti se si vuole capire come sono fatti i bambini, a mio parere non c’è nulla di meglio che leggere i libri a loro dedicati. I migliori, naturalmente.
Nei libri per bambini capirete cosa pensa un bambino, cosa gli piace, cosa desidera, come vede il mondo, perché si comporta e parla in quel tipico modo. Io credo che la letteratura per bambini sia geniale perché parla di loro. I bambini. O meglio di un tipo di essere umano per cui il sé è ancora così poco importante, e per cui invece conta tutto il resto: sentirsi parte di un universo misterioso e avventurosissimo. (Giovanna Zoboli)

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ORECCHIO ACERBO

Compito fondamentale di una casa editrice di libri per bambini – come è orecchio acerbo – credo sia provare ad affinare i sensi.
Il senso dell’umorismo
Per ridere, prima di tutto di se stessi, bisogna liberarsi di molti pregiudizi, imparare a diffidare dei dettami, da quelli ideologici a quelli personali, famigliari. È un esercizio difficile. Abbiamo pubblicato molti libri che non affrontano nessun tema «importante», ma credo possano essere utili ai bambini per coltivare il senso dell’umorismo e del grottesco.
Il senso del bello
Saper riconoscere una cosa bella/vera da una brutta/falsa è un’arma importante. Emozionarsi di fronte a qualcosa di bello è il primo passo per arrabbiarsi di fronte a qualcosa di brutto.
Il senso del visionario, del surreale
Esercitarsi nella visione dell’invisibile, per non rassegnarsi a un buon senso che appiattisce la realtà esclusivamente a ciò che i nostri occhi possono distinguere.
Il senso del noi (il senso civile e della storia)
Per non dimenticare mai l’altro, gli altri. Per tenere gli occhi ben aperti sulle ingiustizie.
Il senso del sé (dell’ascolto)
Per imparare a riconoscere i propri desideri più profondi, più autentici, contrapposti ai falsi desideri indotti dai consumi.
Il senso dell’immaginazione
Perché senza immaginazione non c’è futuro possibile, perché è solo grazie all’immaginazione che le nostre vite acquistano senso e perché tutto, ogni cosa, è possibile ed esiste solo perché è stata immaginata.
Insomma, l’idea è che per crescere in un mondo che «non è affatto ideale», e magari provare a migliorarlo, non bastano i cinque sensi, bisogna averne molti di più, affinarli. E affilarli, come coltelli, ogni volta che ci si accorge che non funzionano più. (Fausta Orecchio)

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BIANCOENERO

Avere l’opportunità di scegliere storie belle da pubblicare: è la cosa entusiasmante e divertente del fare libri per bambini e ragazzi, come pensiamo per tutti gli altri editori. A questo, Biancoenero aggiunge però un altro elemento, che rende il nostro lavoro ancora più stimolante: fare storie per tutti, ma che tengono conto delle esigenze di chi ha qualche difficoltà nella lettura. Il nostro progetto Alta Leggibilità, nato ormai 14 anni fa, parte dal presupposto che è possibile una lettura inclusiva, che tenga conto delle specificità di tutti, ma che non rinunci per questo alla qualità della narrazione: seguendo una serie di accorgimenti tipografici e redazionali, negli anni abbiamo pubblicato autori come Davide Calì e portato per primi in Italia Vincent Cuvelier, con il quale abbiamo vinto anche il Premio Andersen.
Nel tempo, poi, il tema dell’inclusività si è imposto non più solo come possibile, ma come necessario: oggi i dati ci dicono che sempre più bambini hanno difficoltà non solo a leggere, ma anche a comprendere ciò che leggono. E se questo incide sulla lettura come piacere, ha un impatto ancora più significativo sulla comprensione legata allo studio, che è l’altro grande aspetto di cui ci siamo occupati in questi anni.
L’Alta Leggibilità è quindi il tema centrale del nostro lavoro, e l’aspetto che più di ogni altro ci piace indagare attraverso un costante studio, confronto e aggiornamento. Tra l’altro, abbiamo la fortuna di affrontare tutto questo non solo con il supporto di terapisti, genitori ed insegnanti, ma soprattutto insieme ai ragazzi: i nostri libri degli autori italiani infatti, prima di essere pubblicati, vengono letti e approvati da una redazione di ragazzi (composta da gruppi classe e da ragazzi che frequentano il centro di terapia Crc balbuzie di Roma). Sono loro a segnalarci cosa piace o cosa non funziona nella storia, le parole troppo difficili, gli errori: un vero lavoro di redazione insieme, che per noi costituisce la garanzia dell’Alta leggibilità dei nostri libri. (Irene Scarpati)

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SINNOS

Realizzare libri per bambini e bambine, ragazzi e ragazze, per me, significa contribuire alla costruzione di relazioni, alla crescita di persone. I libri regalano tempo e quell’«occhio tranquillo», caro alla neuroscienziata Maryanne Wolf, che ritengo necessario.
I libri costruiscono da subito relazioni: tra adulti e bambini, con se stessi, con gli altri, con il mondo. Costruiscono ponti. La ricerca dell’editore va verso la bellezza e la qualità: perché si cresca nella bellezza delle relazioni, della conoscenza, dell’invenzione. E allora scegliamo una bambina, un meccanico e un leone per raccontare con il sorriso una relazione ruggente e importante; e il saper leggere è il motore che porta una giovane donna a compiere una incredibile impresa, attraversando il mondo con il vento in tasca… Vi aspettiamo alla Fiera del libro di Bologna per raccontarvi la passione che mettiamo nelle nostre storie. (Della Passerelli)

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LUPOGUIDO

Primo motore del nostro lavoro è la volontà di riportare il bambino al centro dell’interesse della letteratura a lui rivolta, che negli ultimi anni sembra aver perso di vista il suo interlocutore principale per dilettarsi a risolvere i turbamenti dei «più grandi». Se si comincia a pensare al libro non più come a un oggetto o come a un medium per ottenere qualcosa, ma semplicemente come a un gesto che ogni editore può esprimere verso un bambino, si compie quella rivoluzione copernicana per cui il nostro lavoro prende senso, riportando i veri protagonisti al loro posto.
La strada che abbiamo deciso di percorrere per raggiungere questo obiettivo è quella di donare storie che offrano spaccati di vita – vera o immaginaria – senza morali o insegnamenti precostituiti – in grado di aprire la mente e suscitare domande (più che suggerire risposte), facendo assaporare il gusto della letteratura fine a se stessa. La sinergia con un ampio ventaglio di stili illustrativi sofisticati e privi di volgarità consente, sin dalla prima infanzia, un’abitudine al Bello e alla pluralità della bellezza che, ancora una volta, è l’opportunità che desideriamo offrire ai piccoli lettori di oggi. (Virginia Portioli)

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EL, EINAUDI RAGAZZI, EMME

Bambino lettore e giovane lettore sono creature particolari. Se la loro natura profonda, infatti, è immutabile nel tempo, cambia invece di continuo, e nelle ultime decadi in maniera quanto mai repentina e caleidoscopica, la società che li nutre. Tenerli incollati alla pagina è, insomma, una sfida perenne, bellissima. Dal 1976 sono al timone di una casa editrice figlia di un centro mitteleuropeo che esattamente 300 anni fa, nel 1719, divenne Porto Franco – operazione che racconta la vitalità di una società aperta, cosmopolita e felice di esserlo – ma anche della Trieste che, durante il ’900, ha indossato i gravosi panni di un confine oltremodo controverso e drammatico.
Se è vero che non possiamo sfuggire alle nostre radici, mi piace pensare che la mia vocazione di editore che, da più di 40 anni, pubblica esclusivamente libri per ragazzi abbia profondamente risentito del portato di questa terra. Tanto affascinante e ricca di storie e personaggi esotici e meravigliosi quanto testimone del corso di una Storia non sempre benigna. Al punto che, nonostante il passare degli anni, mi riuscirebbe difficile concepire la letteratura per ragazzi in maniera diversa da questo: un passaporto per viaggi in mondi lontani e immaginari, passati e futuri. Ma anche uno strumento per riflettere, interpretare e agire su ciò che è vicino e reale. Pubblicare libri per ragazzi significa, in fondo, assumersi una responsabilità civile.
Vuol dire, da un lato, costruire un pezzetto alla volta la topografia fantastica che darà forma alla loro mente, li accompagnerà per tutta la vita, regalerà loro spazi illimitati e salvifici di evasione. Ma vuol dire anche collocarli nel mondo, affidando loro conoscenze importanti -universali o legate alla realtà e all’attualità- con le quali saranno costretti per sempre a fare i conti, in quanto cittadini. (Orietta Fatucci)