Le vie tortuose della decadenza. Il 5 luglio 2010 con decreto dei ministri Tremonti e Matteoli il governo Berlusconi decise la decadenza della convenzione del Consorzio per le autostrade siciliane (Cas). Due anni e due mesi dopo quella decisione fu cassata dalla giustizia amministrativa e la convenzione con l’assai malmesso consorzio siciliano, firmata nel 2000 e valida fino al 2030, rimessa in piedi. Lo è ancora, malgrado il pessimo stato di manutenzione delle autostrade siciliane. E malgrado allora lo stato ci fosse andato con i piedi di piombo.

Le contestazioni ufficiali al concessionario siciliano partirono, infatti, con una nota di diffida dell’Anas all’inizio del 2008, nella fase di passaggio dal governo Prodi (ministro Di Pietro) al governo Berlusconi. Seguì un lungo iter fatto di deduzioni, contestazioni e contro deduzioni che al ministero dei trasporti potrebbero riprendere in mano in questi giorni, visto che l’articolo 23 della convenzione con il Cas che regola la procedura della decadenza è praticamente identico all’articolo 9 della convenzione con Autostrade per l’Italia. Nella convenzione siciliana manca però quella clausola capestro in base alla quale lo stato è obbligato a risarcire il concessionario dei mancati introiti anche in caso di decadenza per responsabilità del concessionario. Sarebbe stato, allora, più facile perché assai meno oneroso ottenere la decadenza. Ma prima il Tar di Palermo, nel 2011, e poi nel settembre 2012 il Consiglio della giustizia amministrativa (l’equivalente in Sicilia del Consiglio di Stato), annullarono l’atto di decadenza, in ultima analisi perché il complesso iter non era stato correttamente rispettato.

Un precedente che deve aver insegnato qualcosa, se è vero che anche adesso, malgrado anni di inefficienza e recenti scandali come le due inchieste con arresti nella dirigenza del Cas per gli appalti della Siracusa-Gela e per la frana di Letojanni, il Mit abbia deciso di dare un’altra chance al Cas e non far partire una nuova procedura di decadenza. È successo a giugno, con il nuovo governo già in carica.