Non c’è verde a sinistra? Da qualche giorno si è aperto un dibattito sull’ecologia sparita nel Pd con un articolo di Walter Veltroni sul quotidiano Repubblica. Dibattito surreale e strumentale perché nel Pd, al netto delle buone ma spesso velleitarie intenzioni di qualche bravo parlamentare e dirigente, l’ambientalismo è stato messo ai margini fin dalla nascita al Lingotto.

Basta ricordare la vicenda del referendum sull’acqua pubblica. E per stare ai nostri giorni più recenti, a quella del referendum sulle trivelle.

Nonostante ciò non possiamo tacere di come anche a sinistra la questione ecologica sia stata in questi anni rimossa nelle sue motivazioni di fondo oltre che nella pratica degli obiettivi e delle priorità.
Certo nelle formazioni politiche e nei movimenti a sinistra del Pd il tema è enunciato. Agli appuntamenti importanti e cruciali come il referendum sulle trivelle ci siamo stati. Ma a a me pare che tutto questo non sia sufficiente per dire che la sinistra italiana e anche quella europea, possa nella sostanza definirsi verde ed ecologista.

Questa difficoltà è amplificata certamente dalla crisi dei Verdi in politica, anche se credo sia giusto rivendicare il ruolo fondamentale che dagli anni Ottanta fino almeno al 2008 quella formazione politica, in cui tanti di noi hanno militato, ha avuto con il coraggio della propria autonomia e diversità dalla sinistra tradizionale di rappresentare. Difficoltà che sono anche delle associazioni ambientaliste a rigenerare un movimento omogeneo su questi temi.

Paradossalmente, però, in tutto il territorio l’ecologia, la tutela dei beni comuni come il paesaggio e l’acqua, la lotta contro le grandi opere sono uno spazio pubblico di grande partecipazione e conflitto che in politica ha guardato spesso al Movimento 5 stelle.

In questi giorni è ripreso anche il dibattito sulla sinistra e di come organizzare una proposta elettorale e quindi di profilo politico, culturale e programmatico.

Anche su questo spazio mi sembra di poter dire che la questione ecologica sia al momento del tutto secondaria (basta ricordare i mugugni di una parte dell’assemblea del Brancaccio di fronte all’unico intervento di una rappresentante di una associazione ecologista).

Forse è tornato il momento di riaprire una discussione tra i tanti ecologisti impegnati nei movimenti e nella formazioni politiche, in modo orizzontale e senza primogeniture, per capire quale spazio abbiamo davanti e quale contributo possiamo e dobbiamo mettere in campo per non lasciare che la sinistra dismetta definitivamente la necessità storica di trasformarsi in ecologista.

Mi viene da proporre una data per ri/iniziare questa discussione: perché non ci vediamo sabato 7 ottobre a Roma : liberi e verdi come affermava alla fine degli Ottanta un fortunato slogan ecologista.

*segreteria nazionale Sinistra Italiana