Nei giorni scorsi RBMedia, forse il maggior produttore e distributore di audiolibri nel mondo, ha annunciato di avere acquisito la sigla spagnola Booka, attiva nel settore dal 2014, una lista di autori che comprende vari bestselleristi, da Juan Gómez-Jurado a Marc Reklau. Entusiasta il commento del suo fondatore, Albert Codina Llorens: «Ho costruito il catalogo audio di Booka con grande cura nel corso degli anni. Affidarlo a RBmedia è la scelta giusta per me e per i miei autori. Posso essere certo che i titoli saranno venduti al meglio in tutto il mondo di lingua spagnola». Altrettanto entusiasta Troy Juliar, responsabile contenuti di RBMedia: «L’ascolto di audiolibri è un fenomeno globale che attraversa lingue e culture. Con l’apporto di Booka daremo vita a una produzione audio in spagnolo che includerà opere di primo piano nella narrativa e nella saggistica, includendo al tempo stesso autori locali interessanti per gli ascoltatori spagnoli». La notizia, rilanciata da WFMZ.com, è solo l’ultima testimonianza del successo degli audiolibri. Già in crescita negli ultimi cinque anni, i «libri con le orecchie» hanno conosciuto ovunque durante la pandemia un’esplosione grazie anche alla interazione (c’è chi lo ha definito un circolo virtuoso) con le piattaforme video. Ancora RBMedia, per esempio, ha fatto sapere che a gennaio si sono moltiplicati i download degli audioromanzi di Julia Quinn da cui è tratta Bridgerton, la serie storico-rosa prodotta da Shonda Rhimes per Netflix, quasi cento milioni di spettatori nel giro di poche settimane.

I dati precisi mancano, ma all’inizio dello scorso anno Deloitte aveva previsto che nel 2020 le vendite di audiolibri sarebbero cresciute a livello globale del 25 per cento, fino a raggiungere un totale di tre miliardi e mezzo di dollari: previsione più o meno azzeccata, se si pensa che nei soli Stati Uniti tra gennaio e ottobre gli audiobooks hanno fatturato più di mezzo miliardo di dollari, con una crescita del 17,3 %. E com’è naturale in una fase di espansione, anche il raggio di azione si allarga: se all’inizio a «parlare» erano quasi solo testi narrativi e poetici, e in un secondo tempo il campo si è aperto alla saggistica, adesso emergono le possibilità offerte dai manuali. Sul Wall Street Journal Katie Deighton spiega infatti che gli editori, sperimentando nuovi formati, hanno cominciato a produrre «guide orali che accompagnano passo passo gli ascoltatori mentre cucinano, fanno giardinaggio o meditano».
Non mancano però i dubbi sulla formula più efficace: è meglio offrire a chi ascolta un ambiente mimetico e stimoli interattivi o puntare sull’effetto pedagogico e calmante della voce sola? Harriet Poland, di Hodder Studio, che ha prodotto Breaking Eggs, audioguida per cuochi neofiti, propende per la seconda ipotesi: «Pensavamo a una registrazione in cucina con rumore di pentole e padelle, ma ci siamo resi conto che quando ascolti, non vuoi distrazioni».

L’interrogativo del resto si estende agli audiolibri più tradizionali, le versioni parlate di romanzi e racconti: è meglio un narratore singolo o un alternarsi di voci, come accade sempre più di frequente? In un articolo sul Washington Post, Katherine A. Powers critica molte di quelle che definisce «produzioni d’insieme», «ibridi mostruosi di libro e teatro» dove «il testo viene usurpato dalla performance». Pur consapevole che «ascoltare un libro è un’esperienza diversa dal leggerlo», Powers è convinta che gli audiolibri sono comunque libri e «vanno letti come libri, anche quando si alternano più voci». Posizione interessante e probabilmente condivisibile, che apre tuttavia un altro interrogativo: come si legge un libro?