Due notizie che lasciano piuttosto interdetti, per quanto non certo inattese: dalle dichiarazioni del 2012 (e quindi relative al 2011), secondo un rapporto diffuso ieri dal ministero dell’Economia, risulta che gli imprenditori hanno in media redditi più bassi dei dipendenti, di circa 200 euro. Si possono fare mille illazioni, dal fatto che saremmo di fronte a un bel segnale rosso che indica «evasione», fino alla teoria (più giustificazionista, ma che conserva anch’essa una qualche verità) che gli imprenditori sono affogati dalla crisi e dalle tasse. Non è questo il luogo: ma certo la media deve aver risentito di una bella fetta di dipendenti, i manager della pubblica amministrazione, che male non stanno proprio. Una classifica dell’Ocse evidenzia infatti che quelli italiani sono i più pagati, diverse volte in più di quelli degli altri paesi.

Andiamo a vedere il primo dato. Secondo il Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia, «i soggetti con reddito da lavoro dipendente prevalente (oltre 20,1 milioni, pari al 49% del totale) dichiarano un reddito medio di 20.680 euro». Dall’altro lato, «quelli con reddito d’impresa prevalente sono circa 1,5 milioni, per un valore medio di 20.469 euro». Sono, come si vede, ben 211 euro in più a favore dei dipendenti.

L’analisi è stata effettuata per la prima volta sulla base del reddito prevalente (alcuni contribuenti, infatti, possono averlo di derivazione mista). Un’altra categoria corposa è quella dei pensionati: le persone che legano il loro reddito alla pensione sono più di 14 milioni, pari al 34% del totale, e dichiarano un reddito medio di 15.790 euro. Rilevante è in questo caso la percentuale di casi di compresenza con redditi da terreni e fabbricati (53%).
Sommando il 49% (dipendenti) e il 34% (pensionati), viene fuori che l’83% dei contribuenti italiani trae il proprio reddito da lavoro dipendente e da pensioni.

Solo il 5%, 2,1 milioni di persone, dichiara un reddito derivante dall’esercizio di attività d’impresa o di lavoro autonomo. Rilevante è la percentuale di coloro che detengono oltre al reddito da lavoro autonomo quello da lavoro dipendente (10%). Se si considerano i lavoratori autonomi con reddito complessivo maggiore di 100 mila euro annui (circa 77 mila persone) emerge che la metà opera in particolare in tre settori: studi medici, poliambulatori e studi legali.

Sempre rimanendo nel campo degli imprenditori (ma non più gli autonomi), emerge che le imprese familiari sono circa 175 mila, localizzate prevalentemente in Lombardia e Veneto. I contribuenti che dichiarano un reddito complessivo maggiore di 100 mila euro (oltre 25 mila) operano prevalentemente in attività farmaceutiche (14,9%) e di promozione finanziaria (9,1%).

Infine, chi dichiara prevalentemente reddito da fabbricati è il 5% (oltre 2 milioni di persone), e 1,4 milioni (più del 3%) dichiara reddito da partecipazione (ossia soci di società di persone).

Ma a questo punto, deliziamoci con gli stipendi dei manager pubblici italiani (la ricerca è aggiornata ai dati del 2011). Con uno stipendio medio di ben 650 mila dollari (circa 482 mila euro), i nostri senior manager pubblici sono i più pagati dell’area Ocse: oltre 250 mila dollari in più dei neozelandesi (secondi classificati con 397 mila) e quasi il triplo della media Ocse (232 mila). In Francia, un dirigente dello stesso livello guadagna in media 260 mila dollari, in Germania 231 mila, in Gran Bretagna 348 mila, negli Usa 275 mila dollari.

Il ministero della Pubblica amministrazione ha replicato con una nota, in cui afferma che si paragonano solo i manager apicali, mentre ai gradi inferiori «i dati sono in linea con gli altri paesi». Inoltre, «nei conteggi sono inclusi anche i contributi, in Italia più alti, e va ricordato che nel 2012 si è messo un tetto al compenso dei dirigenti, che non deve andare oltre, anche cumulato, quello del primo presidente della Corte di Cassazione, attestato a 302.937 euro annui lordi».