C’è un’altra brutta notizia per i 5 Stelle nelle urne del 26 maggio. Difficilmente riusciranno a risolvere i loro problemi con la sostituzione del capo politico nazionale, se mai ci sarà. Le elezioni di domenica scorsa confermano infatti una drammatica carenza di candidati presentabili a tutti i livelli. Alla prova del voto amministrativo, anche gli elettori che sono rimasti fedeli ai grillini alle europee preferiscono orientarsi altrove quando si tratta di scegliere il miglior candidato sindaco.

IN 25 CAPOLUOGHI di provincia, quelli nei quali si è votato anche per le amministrative, è adesso possibile studiare se e come gli elettori hanno modificato le loro scelte tra le due schede che hanno trovato ai seggi. La scheda con la quale c’era da scegliere, con la logica maggioritaria, il sindaco e la sua coalizione e l’altra con la quale si indicava, con la logica proporzionale, il partito e i candidati preferiti alle europee. Per quanto abbiano pagato moltissimo nelle urne per le europee, perdendo oltre sei milioni di voti tra gli elettori residenti in Italia in 14 mesi (dalle politiche del 4 marzo dell’anno scorso), alle amministrative i 5 Stelle hanno fatto peggio. La già indebolita lista dei 5 Stelle per Strasburgo, nei comuni è stata la prima vittima del voto disgiunto, fenomeno che ha colpito ma in misura assai minore anche Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia che ovunque si sono presentati coalizzati alle amministrative.

PER I GRILLINI è stato un tracollo. A Lecce ad esempio hanno votato per il simbolo con le 5 Stelle 9.877 elettori alle europee e appena 2.674 per il candidato sindaco grillino (ancora meno hanno fatto il segno sulla lista). Un’emorragia di voti da una scheda all’altra di oltre il 72% dei consensi. Discorso simile in un altro capoluogo del sud, Potenza. Dove nel passaggio da europee ad amministrative i 5 Stelle hanno perso ancora settemila voti, circa il 70%. A Foggia quasi il 60%.
Per trovare percentuali di fuga simili al nord bisogna fermarsi a Urbino, dove però i numeri degli elettori sono assai più ridotti. Nel resto del centro e del nord lo scarto è meno clamoroso ed è naturale che sia così visto che sono meno anche i voti assoluti raccolti alle europee. Ma a Pesaro nel passaggio da una scheda all’altra i 5 Stelle perdono il 48% dei voti, a Cesena il 40%, come a Rovigo, a Bergamo il 48%, a Prato il 37% e a Verbania il 53%.

LA PROVA che si sia trattato del rifiuto di votare per candidati ritenuti non all’altezza arriva da Livorno, una delle due città capoluogo di provincia che alle scorse amministrative avevano eletto un sindaco grillino – l’altra è Avellino e in quel caso i voti persi tra europee e comunali sono oltre il 50%. A Livorno invece i 5 Stelle presentavano una candidata sperimentata, la vicesindaca dell’amministrazione uscente. Stella Sorgente, alla vigilia del voto, poteva sembrare agli occhi degli elettori grillini pienamente in corsa, se non per la vittoria almeno per il ballottaggio. Invece è finita terza, a dieci punti percentuali di distanza dal candidato del centrodestra che se la vedrà al secondo turno con quello del centrosinistra. Ma a Livorno tutti gli elettori del Movimento 5 Stelle alle europee hanno votato per la stessa lista alle comunali. 13.706 voti alle europee e 13.668 voti alle amministrative per i 5 Stelle a Livorno città. Una perfetta coincidenza, quello che sarebbe dovuto succedere anche nel resto d’Italia. Ma non è andata così.