La piattaforma Rousseau torna per qualche giorno protagonista dell’intricato processo che condurrà il Movimento 5 Stelle agli Stati generali del prossimo fine settimana.

DA IERI SONO cominciate le votazioni per scegliere i trenta iscritti che avranno diritto di parola e che potranno confrontarsi nel corso del dibattito pubblico previsto per domenica 15 novembre, subito dopo i tavoli di lavoro tematici ai quali parteciperanno i trecento delegati regionali equamente suddivisi tra attivisti, amministratori locali e parlamentari. La formula dell’«agorà» conclusiva ottiene l’effetto indiscutibile di depotenzia i lavori delle assemblee territoriali catalizzando l’attenzione su una discussione tra pochi eletti.

NEGLI INCONTRI prima regionali e poi provinciali sono emersi i punti di frattura e i bivi di fronte ai quali si trova il M5S (primi tra tutti la questione delle alleanze e il tetto dei due mandati).

Ma è emerso anche il metodo scelto dai vertici per cercare di evitare rese dei conti interne. Da qui la richiesta agli attivisti di produrre documenti di sintesi da consegnare alla discussione nazionale: compito per nulla facile, visto che si è trattato di incontri composti da interventi di tre minuti senza un ordine dei lavori e criteri di discussione.

Dei circa 115 mila iscritti al M5S (cioè alla piattaforma Rousseau, stando a quanto prevede lo statuto ancora vigente) hanno partecipato alla prima fase dei lavori circa 8 mila persone. Di queste 1008 aspirano a essere tra i trenta che potranno parlare agli Stati generali. Deciderà la base e dalle scelte che verranno fatte emergeranno indicazioni sulla linea prevalente e sulle personalità emergenti tra i 5 Stelle. Ogni iscritto potrà esprimere al massimo tre preferenze. Trapela che i risultati verranno comunicati semplicemente diffondendo la lista degli eletti, senza specificare quanti voti hanno preso e senza presentarli in ordine di gradimento. Sono candidati quasi tutti i «big». C’è Luigi Di Maio e anche Alessandro Di Battista. Si candidano il presidente della camera Roberto Fico e la vicepresidente del senato Paola Taverna, assieme agli ex ministri Danilo Toninelli e Giulia Grillo, con il sottosegretario allo sviluppo Stefano Buffagni, che ha presentato un documento di mediazione.

«PAROLE GUERRIERE», gruppo al quale aderiscono anche il presidente della commissione affari costituzionali della camera Giuseppe Brescia e il sottosegretario agli interni Carlo Sibilia, gioca a carte scoperte e punta sulla candidatura del deputato campano Luigi Gallo.

NON MANCANO le controversie. Il parlamentare europeo Piernicola Pedicini, che ha firmato insieme ad altri otto eletti a diversi livelli un testo di appoggio alle posizioni di Di Battista, ha annuncia di essere stato escluso dalla corsa per partecipare al dibattito finale . Si legge nell’email ricevuta da Pedicini è scritta «per conto del capo politico» che la sua candidatura «non è stata approvata». si tratta di uno dei quattro parlamentari europei che nei giorni scorsi avevano scelto di non finanziare più la struttura di comunicazione del M5S a Bruxelles in polemica col fatto che questa non aveva dato spazio alle posizioni dei dissidenti. Da questa decisione, letta da molti come prologo a una scissione, deriva che otto collaboratori grillini rischiano di perdere il posto di lavoro. «Puoi partecipare agli Stati generali – è la sarcastica denuncia di Pedicini – Ma solo se sei d’accordo con quanto è stato già deciso fin dall’inizio».