Solo quattro giorni fa alla Camera Adriano Zaccagnini aveva spiegato la sua decisione di lasciare il M5S parlando di un «movimento aziendalista», di un «Berlusconi 2.0» in cui ormai non si riconosceva più. Ieri a Palazzo Madama è toccato a Fabiola Anitori annunciare il passaggio al gruppo Misto. E la senatrice ha usato quasi le stesse parole del collega deputato per spiegare perché anche lei ha deciso di lasciarsi alle spalle il Movimento di Beppe Grillo. «E’ diventato un Movimento personale, con un sistema feudale e di fedeltà che respinge ed espelle chi dissente, chi non si allinea».
Ormai per i pentastellati è uno stillicidio continuo. Non passa giorno, infatti, senza che ci sia il rischio di vedere un collega alzarsi, prendere le sue cose e lasciare il Movimento (sono sette, tra dimessi ed espulsi, i deputati e senatori passati al Misto), segnale sempre più evidente del malessere che, specie al Senato, da tempo serpeggia tra le truppe pentastellate. Dimissioni che a volte arrivano come fulmini a ciel sereno, se è vero lo stupore che ieri ha accolto l’annuncio della Anitori, senatrice eletta nel Lazio. E che, ovviamente, essendo state rese pubbliche alla vigilia del «restitution day», il giorno in cui verrà restituita una parte dello stipendio e la diaria non spesa, ha dato il via alle ormai consuete accuse: «Fuori un altro al Senato, comincio a pensare sul serio che dietro tutti questi mal di pancia ci sia solo una questione di soldi. Fanculo ai soldi, insozzano tutto», commenta su Facebook la deputata Donatella Agostinelli.
Eppure nello spiegare i motivi della sua decisione, Fabiola Anitori ha sottolineato come si tratti di una scelta politica, conseguenza delle liti e delle espulsioni avvenute interne al M5S. Avvenimenti che «mi hanno profondamente segnata, peraltro in un momento molto delicato della mia vita», spiega la senatrice. «Ogni tentativo di costruzione di una scelta politica viene etichettata come tradimento o inciucio, e ciò costringe all’immobilismo e a una stagnazione che non porta da nessuna parte». Le stesse critiche già avanzate da altri parlamentari stellati, come Paola Pinna che parlò di un clima da «psicopolizia» nel movimento. O dalla senatrice Adele Gambaro, espulsa per aver attribuito a Beppe Grillo la responsabilità del flop elettorale.
«Non sono d’accordo con il punto di vista di Anitori, ma la rispettiamo», dice il segretario di presidenza alla Camera Riccardo Fraccaro per il quale, però, «la defezione dimostra la compattezza del nostro gruppo». Non è convinto, invece, Sergio Puglia: «Era da tempo che Fabiola stava male, è stata operata – spiega il senatore grillino -. Da un lato ha avuto problemi di salute ma qualsiasi cosa avesse chiesto non ci sarebbero stati problemi».
Slitta intanto di qualche giorno il «restitution day». Previsto inizialmente per lunedì dovrebbe svolgersi invece mercoledì. «Problemi tecnici», è la spiegazione ufficiale. Sembra infatti che una decina di parlamentari non abbia ancora risposto all’appello. Così come in forse sarebbe anche la presenza a Roma di Grillo per l’occasione.
Ieri intanto Anonymous ha attaccato il sito della Casaleggio associati. Gli hacker hanno cancellato la home page del sito e inserito un comunicato in cui accusano Grillo e il Movimento: «Sareste estremamente più popolari – hanno scritto – se la smetteste di dedicarvi unicamente a faide interne e a decidere chi è la persona non grata della settimana. State diventando il cancro che vi eravate ripromessi di eliminare».