La presentazione di una lista di ministri da parte del Movimento 5 Stelle prima delle elezioni è un atto di mera propaganda politica. Non è un fatto illecito, poiché nessuna norma lo vieta, ma è privo di qualunque effetto giuridico.
Una decisione che, in caso, dimostra l’infantilismo del raggruppamento politico e la sua volontà di continuare a non voler fare i conti con la logica severa delle istituzioni. Non un buon viatico per chi aspira a formare un governo. Un infantilismo istituzionale che gli impedisce di prendere sul serio i principi che la nostra Costituzione fissa per la formazione del governo, ma anche un’ingenuità che rischia di produrre effetti opposti rispetto a quelli dichiarati.

In molti hanno rilevato – giustamente – la forzatura nei confronti delle prerogative del capo dello Stato, titolare esclusivo del potere di nomina del Presidente del consiglio e, su proposta di questo, dei ministri. Ma l’ingenuità più grossa è data dal fatto che la presentazione anticipata di una lista di ministri da parte di una forza politica durante la competizione elettorale può finire per compromettere la sua capacità di formare il governo dopo le elezioni. Sin dalle consultazioni con il capo dello Stato la lista preventiva dei ministri costituirà un ostacolo al conferimento dell’incarico. Come potrà, infatti, trovare una maggioranza parlamentare chi ha già definito la composizione del governo? La ricerca di un compromesso politico – anche il più nobile e soddisfacente possibile – come potrà conseguirsi se l’incaricato dovesse aver già definito la formazione del governo? Andare alla ricerca di alleati – auspicabilmente solidi e leali – con la lista dei ministri in tasca non appare un buon modo per conseguire il risultato auspicato. Certo essendo la lista solo un pezzo di carta, di valore propagandistico resa pubblica esclusivamente a fini elettorali, essa potrà essere stracciata. Ma che fine farebbero allora le ragioni di trasparenza e responsabilità che motivano in queste ore la scelta politica di rendere noti i futuri Ministri?

A prendere la Costituzione sul serio bisognerebbe ricordare a tutte le forze politiche che il prossimo 4 marzo non si sceglie il governo, si vota per eleggere i membri del Parlamento. Dovremmo dunque guardare di più ai nomi che ci sono stati proposti nelle vere liste elettorali, anziché predisporre finte liste del governo. Dovremmo scegliere persone competenti ed autorevoli che sappiano restituire all’organo della rappresentanza politica una dignità ormai perduta. Le funzioni dei Parlamenti, si dimentica troppo spesso, non è solo quella di dare una fiducia (tantomeno ex ante) ai governi, ma anche quella di scrivere buone leggi, svolgere inchieste su materie di pubblico interesse, controllare le spese pubbliche e l’attività dei ministeri. Il Parlamento ed i suoi membri dovrebbero persino – scriveva Walter Bagehot – educare la nazione, farsi interprete dei suoi desideri, portare compiutamente i problemi all’attenzione del Paese. Ma per far tutto ciò appaiono necessarie due condizioni. Una classe dirigente autorevole, consapevole del proprio ruolo istituzionale, e la possibilità data agli elettori di scegliere i propri rappresentanti sulla base di un rapporto di fiducia politica razionalmente motivato. La mancanza di entrambi i presupposti non può essere sostituita da forzature propagandistiche.