«È inutile negarlo, i fatti romani avevano causato tensioni e la presenza di Beppe ha contribuito a rasserenarle» dice Giancarlo Cancelleri, leader dei 5 Stelle siciliani commentando il fine settimana palermitano durante il quale il M5S ha annunciato il «ritorno alle origini». Rivendicando il suo ruolo, Grillo ha inteso evocare quel mix di alto e basso dei primi tempi. Si tornerà, dicono dalle parti del M5S, alla partecipazione degli iscritti. Il coinvolgimento della base avverrà attraverso il blog e le infrastrutture digitali della Casaleggio Associati, grazie all’azione del comico co-fondatore e di Davide, figlio di Gianroberto Casaleggio.

Ma tornare agli albori del Movimento non è così facile. Lungo il filo diretto tra il capo e i seguaci si sono sedimentati diversi corpi intermedi, a partire dal contrappeso dei parlamentari. Dai tempi dello sbarco a Roma, dalla Casaleggio hanno fatto fatica a gestire l’azione dei deputati e dei senatori. C’è la grande visibilità acquisita dai membri del direttorio più noti, i quali approfittano più del cono di luce che offrono loro i media che di poteri conferiti loro dai vertici pentastellati. Ecco perché Grillo è tornato sulla questione eterna delle ospitate televisive, dicendo ai suoi che dopo Palermo quelli che andranno davanti alle telecamere saranno scelti «in base ai temi». Difficile però che Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, i due uomini di punta, rinunceranno alla notorietà in nome della spartizione in base alle competenze specifiche. E non è detto che il Movimento stesso possa fare a meno dei due frontman, già domenica ospiti di Lucia Annunziata a In Mezz’Ora.

E poi c’è la storia delle epurazioni che hanno puntellato la vicenda del M5S dall’inizio. Da oggi sul blog del leader del Movimento 5 Stelle si vota il nuovo regolamento, che formalizza il ruolo di Grillo «capo politico» e contiene le nuove procedure. Non cambia di molto la sostanza ma si mette al riparo il «capo» da ricorsi e pagamento di penali. Per Lorenzo Borrè, l’avvocato che ha patrocinato le cause di alcuni espulsi, la nuova disciplina ripropone lo stesso problema procedurale già ravvisato per il vecchio Non Statuto: è impossibile cambiare le regole senza un’assemblea. Borrè sostiene che queste regole non potrebbero valere per il sindaco di Parma Federico Pizzarotti. E contesta la «genericità» di alcune norme, come il divieto di comportarsi in modo da «aiutare altri partiti»: appare arbitrario e soggetto a interpretazioni poco cogenti dal punto di vista giuridico. Ad esempio, si chiede l’avvocato, «la lite tra Roberta Lombardi e Virginia Raggi» rientrerebbe in questa casistica?

A proposito: domenica pomeriggio, prima di parlare alla folla dal grande palco di Italia 5 Stelle, la sindaca ha incontrato per un’ora Grillo e Casaleggio. Nonostante il calore dell’apparizione pubblica, resta freddino il rapporto in privato tra i due capi e Raggi. Lei già mercoledì in giunta potrebbe portare la nomina ad assessore al bilancio di Salvatore Tutino, ex giudice della Corte dei conti già contestato da alcuni parlamentari grillini in quanto ritenuto vicino a Enrico Letta (fu l’allora presidente del consiglio che lo portò alla magistratura contabile, subito prima che scattasse il tetto ai compensi). Roberta Lombardi parlando col Corriere della Sera è stata chiara: «A Roma c’è il M5S e c’è il sindaco di Roma, sono su due strade diverse. Per ora procedono su binari paralleli, speriamo che prima o poi le due strade si incrocino e finiscano per coincidere». È la prima volta che i 5S fanno distinzione tra ruoli di partito e funzioni istituzionali, punto di vista che sembra presagire una qualche dialettica tra base e palazzo. E che interroga la relazione tra consiglio e giunta comunale.

La mozione contro la candidatura olimpica già giovedì prossimo arriverà in aula Giulio Cesare. Le opposizioni chiedono che venga audito anche il Comitato promotore. Quanto alla minaccia di danno erariale che pende su chi dovesse dire il no definitivo, i consiglieri grillini precisano che loro non sono a rischio: la mozione contiene solo un indirizzo politico. Dunque, la mozione sarà seguita da una delibera di giunta? «Non so ancora», risponde il capogruppo Paolo Ferrara.