La senatrice dem Denise Lo Moro ci prova fino all’ultimo a fargli cambiare idea: «Ripensateci», dice quasi urlando rivolta verso i banchi occupati dai senatori del M5S. «Dovete far prevalere la responsabilità di garantire i diritti a chi non li ha e invece vi siete messi nella mani di chi questa legge la vuole affossare». Niente da fare. Il «voltafaccia» dei grillini al Senato – come lo bolla la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani – ormai è consumato. Il movimento ha appena annunciato il voto contrario all’emendamento Marcucci, il super-canguro che avrebbe permesso di mettere le unioni civili al riparo da possibili agguati. Una scelta che aumenta automaticamente i rischi per il ddl Cirinnà – del quale un punto qualificante come la stepchild adoption è già in forte pericolo – di uscire dall’aula così come è arrivato.
Insensibili a ogni appello, i grillini tirano dritti per la strada scelta nel corso di due agitate riunioni del gruppo, durante le quali non sono mancati i momenti di tensione, anche alta. Strada che sarebbe stata dettata anche da una telefonata di Gianroberto Casaleggio, contrario a fornire un aiuto al Pd. Per una sorta di contrappasso tocca al senatore Alberto Airola, uno che ha sempre difeso il ddl Cirinnà, spiegare il perché di una scelta maturata dopo l’annuncio fatto dalla Lega di voler ritirare la stragrande maggioranza degli oltre 5.000 emendamenti al testo, lasciandone poco più di 500. Tra questi, però, anche molti permissivi in grado di rappresentare un rischio per la legge. E Airola se la prende con il Pd: «Voi con il canguro avete governato una nazione», attacca. «Non potete venirmi a dire, come ha fatto il sottosegretario Scalfarotto, ’Siamo nelle vostre mani’. Questo è un parlamento che non si assume le sue responsabilità. Allora dico di andare avanti con i 500 emendamenti, ma con voto palese. Dite a chi aspetta i diritti nel paese ’Frocio non ce li avrai’ o ’Sei un cittadino e ti spettano’».
Comunque la si voglia mettere, per i grillini si tratta di un passo indietro che adesso permetterà al Pd di scaricare loro addosso la responsabilità di un fallimento sempre più probabile. Per mesi infatti i 5 Stelle hanno difeso il ddl Cirinnà promettendo che non avrebbero votato un testo impoverito. Promessa che comprendeva anche la possibilità di adottare il figlio del partner. Poi, una settimana fa, la mossa fatta da Beppe Grillo di lasciare libertà di coscienza sulle adozioni. L’affidabilità del M5S, fino a quel momento data per scontata dal Pd, viene meno e si cominciano a temere nuovi scenari.
Cosa che avviene ieri. Chi, dentro al M5S, difende con convinzione la legge, prova in tutti i modi a far ragionare i colleghi più dubbiosi. In molti ritengono impossibile votare uno strumento come il canguro ritenuto un modo per impedire il dibattito parlamentare. E’ stato così con l’Italicum, spiegano, perché dovrebbe essere differente adesso? A questi si aggiungono i senatori contrari alla stepchild adoption, come Sergio Puglia e Ornella Bertorotta. E c’è anche chi chiede che senso abbia aver lasciato libertà di coscienza sulla stepchild adoption se poi deve votare a favore della legge anche nel caso le adozioni dovessero superare l’esame dell’aula. Alla fine si riesce comunque a raggiungere un compromesso: se la Lega non ritira i suoi 5.000 emendamenti si vota a favore del canguro, altrimenti no.
Il nuovo stato delle cose costringe il Pd a rivedere le proprie mosse. Il capogruppo Luigi Zanda si aggira per l’aula parlando fitto con i suoi sentori, ma anche con i grillini. Si rimette mano al pallottoliere solo per avere conferma che senza M5S i voti a favore della legge sono sempre più risicati. «Gli abbiamo spiegato che la decisione di mantenere il canguro sia dovuta al fatto che il ritiro degli emendamenti della Lega non riguarda quelli permessivi, ma il M5S preferisce restare alla finestra», si sfoga il senatore Sergio Lo Giudice. Mentre il collega Marcucci avverte: «M5S si assume una pesantissima responsabilità».