Nel 2010 il Movimento 5 Stelle in Campania muoveva i primissimi passi, alle elezioni regionali prese l’1,33%, il candidato governatore Roberto Fico l’1,34. Alle politiche del 2013 erano già sopra il 20% in regione, l’anno dopo alle europee al 22,9. I sondaggi li danno ancora sopra il 20% anche per le regionali campane di fine mese, con la possibilità di risultare il primo partito. La candidata alla poltrona di presidente è Valeria Ciarambino, quarantenne di Pomigliano d’Arco, impiegata di Equitalia, selezionata attraverso il voto on line degli aderenti al movimento.
Tutta la campagna elettorale è stata indirizzata a diffondere la sua immagine potendo contare sulla spinta, fortissima, di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera pure lui di Pomigliano. Anzi, le regionali campane saranno un banco di prova per testare anche la presa sull’elettorato di Di Maio, il nome su cui i grillini potrebbero puntare come presidente del consiglio quando si tornerà a votare.

Degli altri candidati M5S al consiglio si sa poco: in Campania si cerca di evitare un nuovo caso Bartolomeo Pepe, sfiduciato dal Meet up di Napoli e approdato nel 2014 al gruppo misto del Senato. Scoraggiare anche personaggi come Angelo Ferrillo, per molto tempo dato tra i volti di spicco del movimento, da cui poi si è staccato per presentare una propria lista (Mai più terra dei fuochi), collegata al governatore uscente di Fi Stefano Caldoro. I grillini sono impegnati anche nelle comunali, soprattutto nell’hinterland partenopeo: si giocano la possibilità di vittoria a Pomigliano, San Giorgio a Cremano e Quarto dove, grazie al loro ricorso, il Consiglio di Stato ha eliminato per irregolarità sette liste, compreso il superfavorito candidato sindaco del Pd.

La campagna elettorale la finanziano i simpatizzanti, attraverso la raccolta fondi in rete, e i parlamentari, che danno appuntamento nelle pizzerie dove si trasformano in camerieri per una sera: «A Napoli – racconta Ciarambino – abbiamo raccolto 6mila euro. Riccardo Fraccaro si è mantenuto agli studi facendo il pizzaiolo in Trentino, quindi è il più bravo del gruppo». Valeria Ciarambino è l’unica, tra gli aspiranti governatore, che è anche capolista: entra in consiglio solo il secondo classificato che abbia superato il 10%, a meno che non venga votato anche tra i consiglieri. La Ciarambino ha poche chance in un’elezione a turno secco, con la possibilità del voto disgiunto, soprattutto per un movimento che non ha liste collegate. Il paracadute la porterà comunque in consiglio. Intanto, chi voleva candidarsi come assessore ha avuto modo di mandare il curriculum via internet: «Bisogna dichiarare prima chi sarà nella squadra di governo così l’elettore sa cosa vota – prosegue -. Altrimenti si apre la strada alla lottizzazione delle poltrone. Vincenzo De Luca probabilmente si farà dare da Ciriaco De Mita il nome da mettere alla Sanità. La nostra idea prevede un presidente, un vice e 5 assessori, uno per ogni dipartimento. Stiamo vagliando i curricula arrivati, a breve pubblicheremo i nomi».

La scorsa settimana la candidata del M5S si è presentata al depuratore di Cuma, dove da anni si attende che venga sistemato un semplice tubo che consenta di sversare al largo e non nelle vicinanze del litorale. Poi, accompagnata da Di Maio, è stata la volta dell’ospedale del Mare, inaugurato a marzo da Caldoro: «Ci siamo dovuti andare con i caschetti, come gli operai, perché è ancora un cantiere. Funziona solo il 5% della struttura, non si possono nemmeno fare le analisi. Il governatore ha inaugurato la reception. Non ci sono neppure i collegamenti pubblici. Ci si arriva solo in auto». Ieri è stata a Paestum, simbolo, spiega, di quello che potrebbe essere la Campania: patrimonio archeologico, paesaggistico, la risorsa mare e le eccellenze alimentari in un’unica offerta ecosostenibile.

Il cavallo di battaglia però anche qui è il reddito di cittadinanza. Il candidato presidente per la lista Mo!, Marco Esposito, l’ha ripresa sul tema della copertura per i 500 euro al mese per 460mila famiglie: «Si tratta di prendere un impegno politico – la replica -, le coperture si trovano, cominciando dai tagli ai costi della politica, alle consulenze, agli stipendi dei dirigenti pubblici, vitalizi, affitti, auto blu. Poi naturalmente ci sono i fondi europei. Noi abbiamo la credibilità per proporlo, a Ragusa l’abbiamo fatto». E ancora, il lavoro. A Pomigliano c’è una delle sedi Alenia minacciate dal piano Finmeccanica che si sta trasformando in una fuga a tappe dalla Campania: «Bisogna puntare sull’innovazione ma, intanto, difendere le attività produttive che ci sono. La regione è stata debole e complice, ai tavoli romani si è seduta per barattare il futuro dei lavoratori con le poltrone. Non hanno mosso un dito quando i 3miliardi e mezzo del fondo di Coesione per il sud sono finiti a copertura delle detrazioni del Jobs act».

Due settimane fa Ciarambino è stata a Bruxelles, il M5S ha depositato una richiesta di intervento dell’Ue nella Terra dei fuochi, dove si continua a sversare e bruciare. Unica nota positiva, secondo i grillini, la legge sugli ecoreati. Molti ambientalisti l’hanno criticata perché lascerebbe le porte aperte agli inquinatori di professione: «Per noi è un successo. Lo dedichiamo alle mamme delle Terre dei fuochi disseminate per l’Italia. Se ci fosse stata 20 anni fa avremmo evitato molti morti».