In questa storia nessuno si fida. Tutti registrano, conservano le chat. Spesso usano Telegram, la app che prima di Whattsapp garantiva messaggi criptati. I fatti sono di poco più di un anno fa. Ma Giulia Sarti, oltre dieci anni di militanza grillina in Emilia, deputata alla seconda legislatura e presidente della commissione giustizia, si è dovuta dimettere solo l’altro ieri, quando si è saputo che la procura di Rimini ha chiesto di archiviare la sua denuncia all’ex fidanzato, al quale aveva dato la colpa dei mancati rimborsi elettorali al movimento.

Adesso sarà anche espulsa dali 5 Stelle, Di Maio lo ha annunciato ieri. Quell’espulsione che le era stata risparmiata l’anno scorso, proprio perché il Movimento aveva deciso di credere alla sua versione dei fatti: la gestione del suo conto corrente era nelle mani dell’ex – Bogdan Andrea Tibusche – che si era appropriato delle somme destinate al rimborso. La deputata aveva poi recuperato i versamenti di una quota della sua indennità parlamentare, come impone lo statuto grillino. Tibusche, per convincere la procura di Rimini, ha prodotto le chat in cui Sarti spiega di essere costretta a denunciarlo per «salvare la faccia» e dice che a suggerirgli la via d’uscita erano stati il portavoce del Movimento Rocco Casalino e la portavoce dei deputati Ilaria Loquenzi. Casalino ieri ha provato a ridimensionare il suo ruolo: non è stato l’ideatore di una azzardata soluzione al problema di Sarti, ma solo un consigliere che di fronte alla denuncia di un reato – Sarti sosteneva di essere stata truffata – ha indicato la via della procura. «Casalino fa lo gnorri e scarica la Sarti – si è però fatto sentire Tibusche via facebook – , sapete qual è il bello? Il messaggio con il quale mi si informava che sarebbero stati lui e Ilaria a spingere la querela, Casalino lo ha avuto (screenshot) da me il 15 febbraio del 2018. Ho sempre lo stesso vizio: salvo e registro tutto. Non sapeva nulla fino ad oggi? Lo sapeva eccome».

Anche Casalino però conserva con cura i messaggi, o almeno è in grado di tirarli fuori al bisogno e ieri ne ha mostrati due all’Ansa, proprio di quel 15 febbraio, in cui mette sull’avviso Sarti: «Sei sicura che sia stato lui? Sei sicura al 100% della sua colpevolezza? Perché se denunci un innocente commetti reato». E poi «Se è stato davvero lui è giusto che denunci, ma se non è così stai facendo una cosa grave». Un piglio sospettoso che però l’attuale portavoce del presidente del Consiglio abbandona, quando su facebook litiga con Tibusche che lo accusa di «fare il finto tonto». Casalino la mette giù in maniera più neutra: «Tu avevi una tua versione. Lei una versione totalmente diversa. Non spettava a me decidere di chi fosse la ragione. La cosa più giusta era che fosse la magistratura a valutare».

I magistrati di Rimini hanno fatto sapere che non intendono ascoltare Casalino e Loquenzi, perché l’indagine era relativa all’ipotesi di truffa di Tibusche, non rileva se la denuncia di Sarti sia stata o meno suggerita da qualcuno. Per il pm la deputata non può sostenere di essere stata truffata perché aveva in ogni momento la possibilità di verificare i movimenti sul suo conto. Nei prossimi giorni il gip deciderà se accogliere la richiesta di archiviazione o ordinare nuove indagini.
L’avvocato di Sarti non si è opposto all’archiviazione. La deputata un anno fa dichiarò che «chi mi conosce sa che non potrei stare nel gruppo misto». Che è quello al quale finirebbe una volta espulsa dai 5 Stelle.