Gli attivisti dei 5 stelle vogliono un candidato anche in Emilia Romagna. È quello che è uscito fuori da un «summit ricognitivo» tenuto ieri a mezzogiorno, al gruppo di Montecitorio dei 5 stelle, dove i parlamentari della regione hanno incontrato Luigi Di Maio. Gli eletti emiliano romagnoli hanno consegnato al leader una ricerca condotta sul campo e cioè sul territorio nelle assemblee tenute con attivisti, consiglieri comunali e regionali. Ma il capo politico del movimento temporeggia. Come per la Calabria, dove ancora non è deciso il nome (i parlamentari sono quasi tutti per il docente Francesco Aiello).
Ma il vero busillis sarebbe capire in quale maniera la sconfitta elettorale potrebbe ripercuotersi sul governo. In Emilia Romagna il fiasco del voto del prossimo 26 gennaio sarebbe certo, anche perché le ultime rilevazioni attesterebbero il movimemto intorno al 5 per cento. Cresce invece la popolarità del presidente uscente e ricandidato Stefano Bonaccini, che ieri ha passato la giornata impegnato a monitorare l’allarme maltempo e a respingere le fantasiose accuse della sfidante leghista Lucia Bergonzoni. «La prevenzione del dissesto idrogeologico è un tema caro all’Emilia-Romagna», spiega Bonaccini, ricordando il piano regionale da 102 milioni di euro per la messa in sicurezza del territorio. Peccato, sottolinea, che il governo precedente, cioè quello giallo-verde, «ne mise a disposizione solo 21 per i primi 18 cantieri, rinunciando all’attivazione dei mutui Bei come invece proposto dalle regioni».