Alessandro Murenu non è più il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle alle comunali di Cagliari del 16 giugno. I vertici nazionali M5S (pare che sia stato Luigi Di Maio in persona a sollecitare la decisione) hanno ritirato la lista a sostegno di Murenu e lo hanno espulso. Tutto è precipitato quando si è venuto a sapere che l’ex candidato aveva condiviso in passato, sul suo profilo Facebook, messaggi contro le unioni civili e contro l’aborto.

«Ci sono valori – si legge nella nota che ha annunciato la decisione di bocciare senza appello Murenu – che fanno parte del dna del Movimento, come l’idea che le donne hanno diritti e doveri identici a quelli degli uomini: nel lavoro, in famiglia, in amore. Ribadiamo che siamo lontani anni luce dalle posizioni espresse al congresso di Verona e oggi prendiamo le distanze da quanto affermato dal candidato a sindaco di Cagliari Alessandro Murenu. Ci vuole rispetto per le donne, ma soprattutto coerenza. Chi pretende di associare rivendicazioni come quelle espresse a Verona contro le donne al simbolo del Movimento, si sbaglia di grosso ed è fuori dal nostro progetto». Il riferimento è al Congresso mondiale delle famiglie tenutosi alla fine di marzo a Verona. In quella occasione emerse una delle tante divaricazioni tra le due forze di governo: la Lega sostenne apertamente le posizioni reazionarie sulla famiglia, sui diritti delle donne e su quelli dei gay propagandate dalla convention, alla quale partecipò anche Salvini, il M5S parlò di «Medioevo».

«Chiamare l’aborto un diritto della donna è come chiamare la lapidazione femminile un diritto dell’uomo». Questo il post condiviso ad aprile su Facebook da Murenu, che ha 58 anni e lavora come cardiochirurgo all’ospedale Brotzu di Cagliari. Quando lo scorso giovedì è stata annunciata la sua candidatura, immediatamente è partita la polemica. Sul web una pioggia di messaggi che ricordavano non soltanto la condivisione dai contenuti antiabortisti, ma anche un altro messaggio, questa volta omofobo: «Le unioni civili non possono essere ritenute omogenee al matrimonio». Murenu, padre di sei figli da due diversi matrimoni e nonno di una bimba, ha reagito prima cancellando dal web il suo profilo Facebook e poi diffondendo una nota per spiegare le sue ragioni. «La legge 194 sull’aborto – dice il testo – non si tocca, così come non si torna indietro sui diritti delle persone omosessuali. La mia vita professionale e familiare testimonia questi valori, anche a difesa dei diritti dei migranti, ma prendo atto che con l’apertura della campagna elettorale si è messa in moto anche la macchina del fango. La mia vita, la mia professione, i miei rapporti lavorativi e personali parlano chiaramente a favore della massima tolleranza e rispetto delle persone, senza alcun pregiudizio». «Dal mio profilo Facebook – aggiunge Murenu – sono state prese a caso alcune frasi, che poi sono state diffuse totalmente decontestualizzate».

Parole che non sono servite a bloccare la bocciatura senza appello della candidatura di Murenu, arrivata da Roma a stretto giro di posta proprio dopo la nota diffusa dal cardiochirurgo. A questo punto, il M5S resta fuori dalla competizione elettorale. Il termine per presentare le liste, infatti, scade oggi a mezzogiorno. Impossibile scegliere, in un tempo così breve, un altro candidato. Si ripeterà quindi per le comunali quanto accadde alle regionali del 2014, vinte poi dal centrosinistra con Francesco Pigliaru: anche allora i grillini rinunciarono alla corsa.