Come è giusto che sia, una processione in una camera ardente non può che essere silenziosa. Per il cordoglio bastano poche frasi e facce scure. Le parole di rito, ma anche no – oggi è previsto un intervento di Dario Fo – torneranno sicuramente durante il funerale pubblico di Gianroberto Casaleggio, questa mattina alle 11 in Santa Maria delle Grazie. Ci saranno anche Beppe Grillo e lo stato maggiore del Movimento 5 Stelle, impossibile prevedere quanto “popolo” renderà omaggio all’alieno visionario che standosene in disparte ha rivoluzionato la politica italiana.

L’istituto Auxologico italiano dove Casaleggio era ricoverato da due settimane sotto falso nome, durante la giornata di ieri è stato meta di un pellegrinaggio piuttosto selezionato. Grillo, naturalmente, accompagnato dai membri del cosiddetto “direttorio” – Carlo Sibilia, Carla Ruocco, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico – poi alcuni volti più o meno noti tra cui i senatori Vito Crimi e Barbara Lezzi, i deputati Dalila Nesci e Danilo Toninelli e i penta stellati locali come Mattia Calise e Stefano Buffagni. “Il futuro è già oggi – si è smarcato Toninelli – e oggi dobbiamo rispettare il dolore della famiglia e non voglio parlare”. Tra i primi a portare l’ultimo saluto anche Carlo Freccero, membro del cda Rai proprio su indicazione del M5S. Anche lui ha scansato i giornalisti senza rilasciare dichiarazioni.

I pochissimi che verbalizzano un concetto dettano poche righe alle agenzie o su facebook, sostanzialmente per suonare la carica. “Non si molla di un centimetro, c’è un paese che aspetta giustizia e legalità”, così Alessandro Di Battista ha annunciato il suo arrivo a Siena dove ieri sera ha partecipato a un dibattito sui furbetti delle banche toscane (Etruria e Mps). “Oggi il modo migliore per ricordarlo è guardare avanti e vincere a Roma”, ha detto la candidata sindaco della capitale del M5S. Di politica durante il lutto non si vuole parlare, ma sembra che Luigi Di Maio e Davide Casaleggio (il figlio) si siano già accordati sulla gestione futura del movimento durante un colloquio riservato durato un’ora.

A riempire il vuoto e lo smarrimento per questa morte peraltro annunciata – Casaleggio era malato da un paio d’anni – ieri ci ha pensato Dario Fo con la sua verbosità incontenibile. Stimolato, anche se sconvolto da un dolore sincero, il premio Nobel è un fiume in piena. Sul sito di Grillo ha scritto un testo anche per mettere in guardia sulle insidie della selezione della cosiddetta classe dirigente: “Però bisogna rendersi conto che fra quei giovani decisi a rifiutare l’inganno e l’ipocrisia si sono infilati anche dei mistificatori, pronti, dopo essere stati eletti, a passare armi e bagagli nel gruppo dei politicanti, maestri dell’arraffo”. C’è rimedio? L’impegno, suggerisce Fo, e “non avere paura di denunciare la presenza delle termiti per timore di sporcare la credibilità del tuo gruppo”.

Poi, un Dario Fo meno ultimativo e più commosso ieri ha anche ricevuto in casa alcuni giornalisti per parlare del suo amico Gianroberto: “Sono sconvolto oltre misura”. Non si sottrae ad alcuna riflessione. Incensa l’amico esaltandone le doti, forse con un filo di esagerazione: “Quando un grande uomo di scienza, un indagatore, ti dice che la nascita dell’universo è una sequenza di disastri, di errori e di momenti imprevedibili che hanno rischiato di buttare tutto all’aria, la gente comune dice che è matto, che è una cosa senza senso. Poi però col tempo ci si rende conto che quel visionario aveva ragione. E tra pazzi, io e lui, abbiamo trovato un’intesa formidabile”. Fo crede nella tenuta del movimento: “E’ impensabile che tutto svanisca, la base, il blocco compositivo è sano, importante, pulito. Bisogna seguire questa strada, la politica vuole che si cada in una fossa ma rimarrà delusa”.

Infine ricorda di avere un appuntamento per domenica prossima. Con Casaleggio aveva parlato anche del referendum: “Abbiamo convenuto che sarà difficile che passi, soprattutto dopo che la finta sinistra di Renzi ha invitato tutti ad andare al mare. Siamo arrivati all’assurdo, al paradossale, all’incivile, questo vuol dire massacrare con l’insulto e la pernacchia, la beffa oltre che pagare dazio a chi ha il potere”. Per lui Renzi è “prepotente e violento”. Quindi, “certo che io vado a votare”.