«Ogni canzone che uscirà rappresenta uno spazio, una casa, una stanza in cui si vive. Ogni brano è legato a un artwork a una foto, entrambe rappresentano ambienti, virtuali e reali». È il progetto ambizioso di due amici, di professione musicisti, Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli, entrambi originari di Forlì che sotto la sigla M + A – ovvero le iniziali dei loro nomi – sono artefici di un’esperienza ai confini fra pop, dance e ambient che ha pochi eguali nel nostro paese. E non a caso, a scoprire il duo – trio nelle performance dal vivo con l’aggiunta di Marco Frattini – e metterli sotto contratto per l’album d’esordio Things.yes (2011) e il successivo e sorprendente These Days (2013), è stata l’etichetta inglese Monotreme Records. Everything will be allright – la canzone che anticipa il terzo lavoro in uscita entro la fine dell’anno – li vede per la prima volta sotto contratto con una label italiana, la Sugar di Caterina Caselli.

«Io e Alessandro – spiega Michele raggiunto telefonicamente – abbiamo messo in piedi il duo nel 2010 con l’idea di riuscire a realizzare un prodotto musicale che fosse il più universale possibile. Cioè che rimanesse italiano ma che evitasse il cliché esotico». Il nuovo singolo e i brani che compongono These Days sono costruiti su armonizzazioni ardite e riferimenti molteplici a stili e influenze musicali eterogenee. «Ascoltiamo un po’ tutto, dalle cose che magari ci interessano meno ma che vanno tenute presenti se vuoi essere all’avanguardia a Nino Rota. Ricordo che siamo messi a sentire tutti i suoi dischi e poi la bossa nova, i Beatles, che è una passione comune e… Burt Bacharach».

In Everything Will Be Allright si vira decisamente sulla dance con modalità vicine agli inglesi Disclosure: «Fa parte del nostro comune sentire, se è per questo ascoltiamo anche il beat dei Kindness».

La pulizia e la cura maniacale dei suoni va un po’ a sbattere con le nuove generazioni che assorbono in formato mp3, dove tutto è appiattito e poco distinguibile. «Ci rendiamo conto del dramma che i musicisti affrontano quando arrangiano un pezzo e se lo ritrovano…spappolato alla fine del master. Per ovviare al problema lavoriamo sempre in una modalità cosiddetta a catena, ovvero mixando e masterizzando quasi in contemporanea così da riuscire subito ad avere un bilanciamento dei suoni. E alla fine creiamo due versioni, una in wave e una in mp3 con una estetica…decente».

Il nuovo disco che sta prendendo forma, segue una modalità di costruzione diversa dai precedenti: «Sì, perché stavolta partiamo da brani singoli e poi alla fine uscirà l’album intero, che avrà b side inediti e ovviamente cose scritte ex novo». Un modo per mantenere alta la creatività: «Operando giorno per giorno su un pezzo hai modo di dare spazio all’improvvisazione, se sai di dover creare un album completo rischi a volte la routine».

La band sarà sul palco per due concerti d’eccezione il 9 ottobre a Venezia per la Biennale e il 9 dicembre al Regio di Parma: «È stata un’idea della Biennale che ci ha stupito e stimolato perché in quel contesto siamo un po’ degli alieni. Ma è positivo, un tentativo di avvicinare quella che viene a torto considerata cultura bassa, il pop, a quella alta, la contemporanea e la classica».