Prima, durante e dopo il viaggio di Kamala Harris in Guatemala decine di presidi, blocchi stradali, e iniziative politiche denunciavano pubblicamente un paese molto diverso da quello che il presidente Giammatei ha mostrato e di cui i due rappresentanti hanno discusso. Con l’arrivo di Giammatei alla presidenza violenza, corruzione e migrazioni sono aumentate.

Uno dei blocchi è stato realizzato da donne, provenienti dai territori tra Nahualà e Santa Catarina Lxtahuacàn, che con i loro corpi e lo striscione «Signora vicepresidente degli Stati Uniti, questa è la realtà del conflitto territoriale di cui il governo non si occupa» bloccavano l’autostrada interamericana per denunciare la sistematica violenza sulle donne.

Il Procuratore guatemalteco per i diritti umani, Jordán Rodas ha ricordato con una lettera aperta e pubblicata sul suo profilo twitter qualche ora prima degli incontri ufficiali che il Guatemala «sta subendo una regressione accelerata nel campo dei diritti umani». Rodas, nella stessa lettera, considera il contesto attuale del Paese molto simile «alle dittature militari che credevamo di aver debellato alla fine del XX secolo».

A partire da settembre 2019, con lo smantellamento della Commissione internazionale contro la corruzione e l’impunità, «si è instaurato un clima di persecuzione contro i dissidenti: difensori dei diritti umani, leader sociali e politici, giornalisti e comunicatori sociali, nonché giudici e pubblici ministeri indipendenti» ha ricordato Rodas.

La speranza regna sovrana tra molti e molte dopo l’incontro con Harris anche tra chi ha consegnato a Kamala lettere che hanno ricordano che povertà, violenza, caos politico e la corruzione sono i motivi per cui le persone continuano a lasciare il paese, tutti i giorni. Rodas ha poi ricordato che nel paese «sono le reti della corruzione e della criminalità che assieme ai membri di una certa oligarchia predatoria stanno costruendo un sistema per imporre al governo e al presidente di operatore per i loro interessi», sottolineando che così «è impossibile aspettarsi reali progressi nella lotta alla corruzione e rimuovere le radici che causano l’immigrazione».

Per Fernando Castro Molina, consulente migratorio, «l’offerta di sostegno da parte degli Stati Uniti, anche solo in termini di contributo economico, non è all’altezza. Nel 2020 i migranti negli Usa hanno contribuito nel nostro paese con 11.340,6 milioni di dollari. Offrono 2.000 posti di lavoro, il che non risolve la strutturale mancanza di occupazione in Guatemala. Continuano la fame, l’insicurezza, e la mancanza di sviluppo. Abbiamo già avuto l’esperienza del Piano dell’Alleanza per la Prosperità che è stato un fallimento e non ha ridotto la migrazione. Al contrario la crisi migratoria è peggiorata».