Alle cinque di questa mattina (ieri per chi legge), dopo un acceso dibattito di oltre dieci ore, la mozione di sfiducia alla giunta Accorinti è stata bocciata, con 23 voti favorevoli su 40 consiglieri comunali. Malgrado la lista che sostiene Accorinti abbia solo quattro Consiglieri, l’opposizione non è riuscita a far passare a maggioranza la sfiducia che la stampa locale dava quasi per certa. C’è stato un mix di buon senso di alcuni consiglieri, la paura di non essere riconfermati con la nuova legge elettorale che taglia il numero di rappresentati al Comune, e il consenso che è tornato a sostenere il sindaco Renato, come viene chiamato sulle rive dello Stretto. Per tutta la notte il movimento “Cambiamo Messina dal Basso” insieme a tante altre associazioni e singoli cittadini hanno sostenuto la giunta Accorinti dentro e fuori il palazzo comunale, dopo aver raccolto nella scorsa settimana migliaia di firme di sostegno.

Se fosse passata la sfiducia sarebbe stata una vera e propria beffa per questa originale e preziosa esperienza amministrativa. Solo due giorni fa veniva approvata dalla giunta Accorinti la Variante di salvaguardia al Piano regolatore generale che , per la prima volta nella storia della città, bloccava la speculazione edilizia sulle colline con uno stop al consumo di suolo e la destinazione di 2,8 milioni di metri cubi di aree a verde. Una scelta di straordinaria valenza politica, in una città devastata dal cemento e con un rischio idrogeologico altissimo (ricordate la tragedia di Giampilieri). Ed è solo l’ultimo atto di una serie. Negli ultimi mesi tanti i risultati conseguiti: più di duecento precari stabilizzati, dopo otto anni di blocco i primi bandi per 51 nuove assunzioni, l’approvazione della nuova società di gestione dei rifiuti “Messina Servizi Bene Comune” società interamente pubblica, i nuovi bandi per i servizi sociali che introducono per la prima volta un serio monitoraggio e una discontinuità con le vecchie clientele.

La società di trasporto pubblico (Atm) risanata e rilanciata, così come una serie di importanti progetti approvati ed in fase di realizzazione, dalla nuova via Don Blasco che apre l’accesso al mare nella zona sud della città al nuovo Palazzo di Giustizia che sorgerà in un’area abbandonata e degradata, e il nuovo porto di Tremestieri che dovrebbe finalmente salvare questa città dall’attraversamento di milioni di veicoli che l’hanno martoriata dagli anni ’60 del secolo scorso, riducendo la città di Antonello ad una bretella autostradale.

Proprio questi successi e, soprattutto, i circa 180 milioni di euro per queste opere, hanno acceso gli appetiti della vecchia classe politica.

Insomma, i soliti noti che avevano portato la città al default, che sono stati condannati pesantemente per corruzione e reati peggiori, volevano sedersi nuovamente “a tavula cunsata”, come si dice nella lingua dello Stretto. Ma, hanno sbagliato i loro calcoli.

Non si può nascondere il fatto che la giunta Accorinti fino alla scorsa estate avesse perso una parte del consenso e che anche tra i militanti del movimento si era spento il grande entusiasmo iniziale, come quando cinquecento volontari ripulirono le spiagge messinesi nell’estate del 2013. Né si può negare che tra la giunta Accorinti e “Cambiamo Messina dal basso” non ci fossero stati attriti o incomprensioni, come per altro stiamo registrando in altre esperienze amministrative comparabili. Nell’ultimo numero di Le monde diplomatique un interessante articolo di Perrenot e Solnska-Malvaud affronta proprio questo tema: Città spagnole ribelli. Sembra quasi una legge di natura ma dalle piazze all’esercizio del potere si crea comunque una fase, più o meno lunga, di delusione perché i movimenti non hanno contezza delle difficoltà di chi oggi vuole amministrare una città per il bene comune. Quando si vedono i primi risultati e si coglie il pericolo di lasciare la città nelle vecchie mani, allora i movimenti si riprendono la scena e torna l’entusiasmo. Come è successo a Messina.