Il rap è il protagonista della scena musicale odierna, tant’è che anche in questo momento molti degli artisti nostrani più popolari non hanno fermato le loro uscite. Malgrado il target sia un pubblico giovane che, a casa, pare più orientato verso videogiochi e serie TV, i contatori della popolarità in streaming continuano a girare.

IL RAP APPARE in Italia con il movimento delle Posse a inizi ’90, nei contesti underground dei centri sociali, con una spiccata connotazione politica diretta a rivendicare uguaglianza, spazi e libertà. Per fare una ricognizione si può partire da quei classici: imprescindibile è SxM dei Sangue Misto del ‘94, con pezzi come Cani sciolti e Straniero che hanno preso a piene mani da tanti generi come il blues, il reggae e il funk, su un suono opprimente, raccontando una comunità e deviando il corso del nascente hip hop italiano. Jazz e il groove funky segnano il disco omonimo Neffa & i messaggeri della dopa, mentre il socio Dj Gruff pubblica Zero Stress. Aggiungiamo Lou X, A volte ritorno, capolavoro del rap di strada: pistole, sbirri e salario. Nel ’95 si affaccia una band che nobilita l’accento della capitale con rime (e titolo) aggressive, sono i Colle der Fomento con Odio pieno. Tuttora sul palco con loro c’è Kaos One (nel progetto Good Old Boys), di cui un titolo potrebbe essere L’attesa del ‘99. In quell’anno esce il terzo album degli Assalti Frontali, Banditi. In copertina un lupo, dentro impegno politico.

CON UN SALTO cronologico si va all’album di Bassi Maestro, Classe 73 (2003), così come non può mancare Fabri Fibra con Mr. Simpatia, il disco che lo fece scoprire alle major. Il dialetto è componente essenziale del rap, nel 2005 esce Chi more pe’ mme, primo album dei Co’Sang. In tempi recenti mattatrice è la Machete Crew che spopola con artisti come Nitro e Dani Faiv, ma la testa di serie resta Salmo, da consigliare sia Hellvisback che Playlist .