Come lupi fra gli agnelli. In fondo The Kill Team racconta, ancora una volta, quella che si potrebbe definire la origin story della caduta dell’innocenza americana. Gli agnelli sono i giovani idealisti statunitensi che vedono nella guerra un modo per difendere i valori del loro paese (anche se ovviamente ci sarebbe molto da ridire su questa faccenda). I lupi sono coloro che per lavoro dovrebbe addestrare gli agnelli a diventare uomini.

UN LUPO, vero, è il sergente Deeks (Alexander Skarsgård), che ai suoi uomini chiede cieca lealtà in cambio della promessa di trasformarli in veri guerrieri. Rispetto al Tom Berenger di Platoon, per esempio, che trasudava machismo, Deeks, ammantato da un alone vagamente queer, cui Skarsgård presta il suo charme vampirico (inevitabilmente), si presenta come portatore di una violenza a tratti metrosexual. Il soldato Andrew Briggman (Nat Wolff), il quale sperava che l’Afghanistan fosse la grande occasione della sua vita, finisce ovviamente per scontrarsi con il suo istruttore e di conseguenza si ritrova isolato dal resto dei suoi commilitoni.

Stretto nella canonica durata di un b movie, The Kill Team non possiede né la rampante sfacciataggine dei classici film reac della Cannon né la dolente mascolinità dei migliori titoli di Peter Berg. The Kill Team è un piccolo film di genere liberal il cui limite evidente è di essere prevedibile in tutte le sue articolazioni. Ispirato ad alcune storie vere accadute in Afghanistan, il film di Dan Krauss sta dalla parte giusta ma purtroppo non ci smuove molte emozioni. Per raccontare certe storie ci vorrebbe sempre il piglio di un John Milius o al massimo di un Kevin Reynolds o di una Bigelow che in fatto di maschi la sa più lunga di tutti.

«THE KILL TEAM» è un piccolo film che tenta di rompere il muro dell’omertà militare, mette in discussione l’ideologia che sta dietro l’invasione dell’Afghanistan, ma non riesce mai a sottrarsi dal sospetto di un compito svolto senza troppa convinzione. Peccato perché Skarsgård è un cattivo vero e avrebbe meritato un film più energetico e sentito. In attesa di Mosul di Matthew Michael Carnahan, un vero film di guerra, The Kill Team serve se non altro come film per reiterare cose note ma che come si suol dire è bene ripetere. Per il cinema ci saranno altre occasioni.