Doveva essere un presidio, si è trasformato nella festa del popolo della città sommersa. Un popolo meticcio, composto da peruviani, sudanesi, maghrebini, africani, italiani, che si sono fatti forza urlando una sola richiesta: casa subito. Erano in tremila, venivano praticamente tutti dalle sessanta occupazioni romane. Ieri hanno assediato il ministero delle Infrastrutture mentre era in corso l’incontro tra il ministro Maurizio Lupi, il sindaco di Roma Ignazio Marino e i rappresentanti dei movimenti: Paolo Divetta, Luca Fagiano, Angela Fascetta, Andrea Alzetta, Omero Lauri, Bruno Papale, Alessia Pontoriero in rappresentanza degli studenti, Abele, rifugiato politico eritreo.
Un assedio sonoro incessante, un ritmo scandito da slogan, canti, un ballo contagioso che dopo un’ora si è trasformato in un rave dove donne africane e peruviane con i fischietti, giovani uomini in calzoncini corti e braccia tatuate, qualcuno con un megafono targato «Torrevecchia» (una delle occupazioni romane) e la maschera di Guy Fawkes si sono messi a pogare – come quindicenni – accanto a quattro blindati della polizia schierati a protezione dell’ingresso del ministero che segue, e finanzia, le grandi opere. Il coro «Permesso di soggiorno, la carta è solo carta, la carta brucerà» si è alternato allo slogan contro gli sfratti (90 al mese con le forze dell’ordine, sostiene l’Asia): «La polizia che sgombera non ci fa paura, la lotta per la casa sarà sempre più dura». E giù slogan contro i poliziotti.
Dopo la «sollevazione» di sabato scorso e l’assemblea Occupy Porta Pia di domenica, il movimento per la casa è tornato a riempire le strade. Roma città meticcia, cantano gli Assalti Frontali, mai come oggi è vero, mai come oggi è così evidente.
Questa presa di parola è stata sostenuta da presìdi e cortei nel paese. Tutti erano in attesa dell’esito dell’incontro, iniziato alle 18. A Milano sono stati occupati gli uffici per l’assegnazione Erp, a Torino il presidio davanti al comune si è trasformato in un corteo non autorizzato. Così è accaduto a Bologna e a Modena. A Brescia ci si è incontrati in piazza della Loggia.
Dopo due ore, sotto un gazebo che fino a quel momento aveva suonato musica elettronica, Paolo Di Vetta e Luca Fagiano, esponenti dei movimenti della casa, hanno comunicato alla folla incuriosita un nulla di fatto. Nessuna delle richieste del movimento è stata accolta e, com’era prevedibile, il ministro Lupi ha preso appunti e rimandato ai 40 milioni stanziati dalla legge di stabilità per le famiglie sotto sfratto. Risorse inadeguate, gli hanno risposto dalla delegazione dei movimenti, dato che il problema riguarda 250 mila persone. Dunque, per il momento, nessuna moratoria per gli sfratti e nessuno stop delle risorse per le grandi opere (Torino-Lione) e i grandi eventi (l’Expo del 2015) per il riuso o la rigenerazione degli edifici (caserme, immobili di pregio nei centri delle città e molto altro) in dismissione.
Il sindaco della capitale Marino è giunto all’incontro in bici, come di consueto. All’uscita non è stato trattato in maniera amichevole. «Buffone, ladro, casa subito» gli è stato urlato. «Il mio voleva essere semplicemente un gesto -ha spiegato Marino- come presenza fisica tra la folla. Volevo far vedere ai manifestanti che ero lì». Il sindaco ha proposto il blocco degli sfratti «fino a quando i comuni non siano in grado di offrire alternative». Il ministro Lupi invece ha detto che affronterà i problemi al tavolo Governo-Regioni-Comune, previsto il 31 ottobre.
In risposta i movimenti hanno già lanciato un altro assedio alla conferenza del 31 ottobre, e faranno la stessa cosa dal 24 al 26 ottobre a Firenze dove si svolgerà una conferenza sul «diritto di residenza». Stamane alle 9,30 ci sarà un presidio al tribunale di Roma in piazzale Clodio dove si svolgerà l’udienza di convalida dei sei fermi avvenuti sabato scorso. Il presidio a Porta Pia è stato smobilitato in serata.