Non ci sono altre opere letterarie che si trasformano in cinema e televisione, con la stessa naturalezza e necessità della metamorfosi di una larva in crisalide, come i racconti, le sceneggiature e i romanzi di Richard Matheson diventano film o puntate per la tv. Con il passaggio da parole a immagine i testi dello scrittore, quando un regista di talento ne percepisce il valore, non perdono la loro identità e si rivelano come visioni a priori laddove ciò che conta e permane è la potenza della storia e non il medium attraverso cui si esprimono. Il concetto narrativo di intreccio assume con Matheson un significato nuovo che anticipa e travolge ogni contemporanea idea di crossmedialità e transmedialità, parole comunque troppo poco eleganti per essere applicate allo stile dell’autore.
Sono numerosi i racconti di Matheson che sono diventati episodi della serie Ai Confini della Realtà, capolavori di tele-cinema come la Bambina Perduta, in cui una bimba scivola nell’altrove di un’altra dimensione che si apre invisibile nella placida realtà domestica di casa sua. Oppure L’Avventura di Artur Curtis, diretto da Ted Post, micidiale e spietato incubo sull’identità. Va ancora citato lo spaventoso Incubo a 6000 metri, horror aereo diretto da Richard Donner con William Shatner aereofobico (in un ribaltamento totale del suo futuro ruolo spaziale del Capitano Kirk di Star Trek) che intravede una creatura mostruosa attentare alla sicurezza del velivolo. Richard Matheson scrisse poi un mirabile episodio stevensoniano proprio per la serie di fantascienza di Gene Roddemberry: The Enemy Within, in cui a causa di un malfunzionamento del tele-trasporto Kirk si sdoppia nella sua versione malefica.
L’esordio cinematografico di una sceneggiatura di Matheson fu nel 1957 con The Incredible Shrinking Man, tratto dal suo racconto Tre Millimetri al Giorno e diretto da Jack Arnold, il maestro della Creatura del Lago Oscuro e Tarantola. La premessa del film è quella paradossale di tante storie dello scrittore: c’è un uomo che, per avere subito delle sinistre radiazioni, inizia a rimpicciolire con lentezza ma implacabilmente. Se la prima parte del film possiede un andamento realistico e intimista, con i problemi umani del protagonista alle prese con la diminuzione della sua statura, la seconda diventa un’epopea avventurosa. La cantina dove, ormai minuscolo, l’uomo viene accidentalmente gettato dalla moglie, diventa uno scenario epico che trasfigura un piano interrato qualsiasi di una comune casa americana nel palcoscenico di una drammatica e ancestrale lotta per la sopravvivenza.
Sono di Richard Matheson, che può eccellere in qualsiasi genere, dalla fantascienza al western, gli adattamenti melodrammatici e gotici della serie di film da Poe che diresse Roger Corman.
Il romanzo I’m a Legend del 1954 fu una delle fonti di ispirazione che Romero utilizzò per i suoi zombie de La Notte dei Morti Viventi e le orde di vampiri dissennati che vagano affamati per la metropoli anticipano decine di altre pellicole dedicate ai morti che camminano. I’m a Legend fu trasformato in tre film: il primo fu l’eclettico e imperdibile L’Ultimo Uomo sulla Terra del 1964 con Vincent Price, interamente girato in un allucinante scenario romano; poi Occhi Bianchi sul Pianeta Terra del 1971 di Boris Sagal con Charlton Heston; infine il più brutto e meno «mathesoniano», Io Sono Leggenda con Will Smith.
Il film scritto da Matheson che ancora oggi resta insuperato nel narrarci l’incomprensibile e irriconoscibile crudeltà del male assoluto è Duel, diretto nel 1971 con la maestria di un veterano di Hollywood dal giovane Steven Spielberg. Un camion dà la caccia a un’automobile che l’ha superato. Non vedremo mai chi guida il mostruoso veicolo ma con un senso di terrore puro lo possiamo immaginare, come il volto della morte a cui si allude tra le righe di un libro.